domenica 28 febbraio 2010

E' davvero tenace Spacca.....

E' davvero tenace Spacca......
Continuando a sostenere ciò che non è più  sostenibile ! 


di Stelvio Antonini*

Macerata, 28/02/2010 - Anche ieri il presidente uscente della Regione Marche, ha detto  che la sua nuova coalizione con dentro l'UDC e fuori la sinistra  (si continua a dire radicale ma sarebbe il caso di finirla, la Sinistra e'  una sola e normale)  “è in continuità con la passata legislatura”. Peccato che il segretario regionale dell'UDC smentisce e sostiene ormai in tutte le occasioni che si tratta di un accordo di “discontinuità e di cambiamento” sulla base di un   programma proposto dall'UDC”. E questa è la verità ! Altro che “programma di sinistra”, come dice Spacca e il PD. Ormai tutti sanno  che il programma concordato dalle forze del centro sinistra e definito il 4 febbraio è stato ampiamente modificato nell'accordo con l'UDC. Il sostegno alla “famiglia naturale”, alla quadrilatero “come struttura fondamentale” per realizzare le infrastrutture future”, la gestione dei servizi pubblici con “i privati”, il sostegno “alla scuola privata parificata” e altre diavolerie di vario genere, che prima non c'erano. Ma se ci fosse stato ancora bisogno di qualificare lo scivolamento centrista del PD  ora, a chiarire tutto, arriva la notizia da Macerata: nelle elezioni per il rinnovo del consiglio comunale : l'UDC si  è schierato  a sostegno di Fabio Pistarelli, candidato a sindaco per il centro destra contro la coalizione di centro sinistra che comprende tutta la sinistra, anche quella che ad Ancona viene definita “radicale”.

Che cosa s'inventerà ora il PD per giustificare questo trasformismo disdicevole e questa vocazione a conquistare potere, come capita SPESSO al suo attuale alleato principale?

Coordinamento Regionale Marche SEL*

venerdì 26 febbraio 2010

SEL - I CANDIDATI DELLA PROVINCIA DI MACERATA

SEL -  I CANDIDATI DELLA PROVINCIA DI MACERATA

E' con grande piacere che voglio comunicare a tutti la lista dei candidati che Sinistra Ecologia e Libertà presenterà in provincia di Macerata per le prossime elezioni regionali del 28 e 29 marzo a sostegno della candidatura di Massimo Rossi Presidente.

Una lista di donne e uomini competenti, capaci, credibili e onesti, che daranno slancio e vigore alla realizzazione del sogno utile della Sinistra migliore. Ognuno nel proprio campo sapranno arricchire il nostro programma. Da soli saranno solamente dei lottatori abbandonati, ma con il vostro aiuto potranno diventare i nostri guerrieri della speranza.

La speranza di chi crede ancora che parole come uguaglianza, solidarietà, ambiente, libertà, non possano sparire dal gergo politico ma debbano essere la stella polare che guida ogni nostra azione.

La speranza di chi non si rassegna a questo grigio che ci avvolge e vuole mettere a disposizione di tutti la propria voglia di lottare.

Una speranza per tutti noi, amiche e amici.. Costruiamo insieme un futuro migliore di quello che possiamo oggi immaginare.

Acquaroli Roberto - Avvocato e ricercatore universitario
Caraceni Lina - Ricercatrice universitaria
Carloni Maria Teresa - Direttore del Servizio trasfusionale
Cicarè Mauro - Fumettista
Cimarelli Anna - Impiegata e consigliere comunale a Tolentino
Graziani Carlo Alberto - Docente di Diritto Privato
Marziali Fiorenzo - Pensionato
Montali Massimo - Operaio
Treggiari Stefano - Collaboratore parco dei Monti Sibillini


Spero possano godere del vostro apprezzamento come godono del mio..... E' ora di passare all'azione, ora servono programmi validi, passione e sguardo rivolto al futuro, con il coraggio di chi sa di essere nel giusto.....Perchè, in fondo, la Sinistra siamo noi !!! 

Daniele Principi
Coordinatore Provinciale SEL Macerata

Marche, Vendola: “lo imbarazzato? Non scherziamo”

Marche, Vendola: 
“lo imbarazzato? Non scherziamo”
“lo imbarazzato? Non scherziamo”.  Nichi Vendola, leader nazionale di Sinistra ecologia libertà e candidato governatore in Puglia è stato informato del fatto che Spacca, rientrando dalla convention di Roma che si è tenuta qualche giorno fa, ha diramato a giornali ed agenzie un comunicato. Una nota in cui tornava a definire “ingiustificabile” la scelta fatta da SEL nelle Marche e raccontava che “pure Vendola si era mostrato visibilmente imbarazzato. Tanto da aver detto: «Delle Marche non parlo»”.
Ora, invece, Vendola delle Marche vuole parlare. “Perché il presidente Spacca non può strumentalizzare un gesto di cortesia trasformandolo in qualcos’altro. Semplicemente non gli ho risposto perché non mi sembrava il caso che in una manifestazione del Pd si aprisse una polemica”.
Vendola, raggiunto telefonicamente tra una tappa e l’altra del suo tour elettorale pugliese, tiene a mettere dei paletti. “A Spacca, che richiamava l’atteggiamento settario delle forze della sinistra, non ho voluto rispondere in quella sede. Anche perché volevo parlare di altro. Volevo parlare del Sud. Ecco perché gli ho detto: eviterò di rispondere. Ma evitare di rispondere non significa essere d’accordo con lui! Direi piuttosto, a scanso di equivoci, che sono invece d’accordo con Sinistra ecologia e libertà visto, peraltro, che è il mio movimento”.
Vendola boccia senza mezzi termini il laboratorio Marche, quello che vede protagonisti Pd-Udc-Idv. “lo credo che il vero laboratorio sia quando il centro-sinistra riesce a sviluppare una propria capacità di espansione, di allargamento. Non quando invece determina una sostituzione. Perdere le forze della sinistra e imbarcare le forze del centro non mi pare una grande operazione!”.
Il Governatore della Puglia vuole inoltre sottolineare un altro concetto che, dice, gli sta molto a cuore: il rispetto del territorio. “Bisogna rispettare i programmi che vanno costruiti sulle peculiarità dei territori. Nessuno deve pensare che le Regioni sono come delle provette da portare in laboratorio per sperimentazioni magiche. Nelle Marche c’era una coalizione costruita, un programma condiviso e poi è stata introdotta una rottura di questo percorso. Nessuno chiedeva di evitare l’allargamento all’Udc. Si poteva procedere in maniera meno rozza e politicistica di quanto non si sia fatto nelle Marche”. Il candidato governatore pugliese esclude poi di poter fare tappa nelle Marche. “Lei può immaginare cos’è la Puglia: quattro milioni e 600 mila abitanti spalmati su una delle regioni più grandi d’Italia. Sarà, purtroppo, difficile passare per le Marche. Ma con questo mio intervento spero d’aver chiarito il mio sostegno senza se e senza ma a SEL. Mi sembrava ovvio, ma visto che il presidente Spacca aveva capito un’altra cosa, sono contento di poterlo riaffermare con nettezza e a scanso di nuovi equivoci“.

di Lolita Falconi – Corriere Adriatico – 26 febbraio 2010
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SPACCA A ROMA “STUZZICA” VENDOLA: 
“PERCHE’ NON SIETE CON NOI?”. MA LUI ...

Al via ufficialmente a Roma la campagna elettorale del Pd per le prossime regionali, con la presentazione alla stampa di tutti i candidati del centrosinistra: da Gian Mario Spacca per le Marche a Mercedes Bresso per il Piemonte, da Claudio Burlando per la Liguria a Nichi Vendola per la Puglia.

Nichi Vendola che si è mostrato visibilmente imbarazzato di fronte alla richiesta che il presidente Spacca gli ha rivolto dal palco sul perché Sel non fosse con l’alleanza di centrosinistra nonostante la condivisione di un programma fortemente progressista. Cosa resa ancora più inspiegabile dal fatto che in altre regioni come la Basilicata Rc e Pdci hanno accettato di rinunciare ai loro simboli storici per fare parte dell’alleanza di centrosinistra più larga con l’Udc o in Piemonte dove Rc e Pdci hanno accettato di fare un’intesa istituzionale senza entrare nel governo. “Preferisco non parlare delle Marche”, ha detto Vendola prendendo la parola subito dopo il presidente Spacca che ha aperto la serie degli interventi dei candidati presidente del centrosinistra alle prossime regionali, alla presenza del segretario del Pd Pierluigi Bersani, del capogruppo al Senato Angela Finocchiaro, del capogruppo alla Camera Dario Franceschini, dell’europarlamentare David Sassoli e dei vertici del Pd, Da Fassino a Fioroni.

Riporto di seguito il mio intervento:
“Abbiamo costruito un programma di governo molto pragmatico, partendo dal buon governo di questi cinque anni e dai problemi veri dei cittadini. Prima di tutto, quindi, il lavoro, con l’obiettivo di proseguire i massicci interventi di difesa già messi in campo, che ci hanno consentito di mantenere intatta la base occupazionale nelle Marche: 648.000 erano i lavoratori a settembre 2008, 658.000 un anno dopo. L’ambiente, poi, con la prosecuzione delle previsioni del Pear, il no a nucleare, ai rigassificatori e alle centrali turbogas; la pressione fiscale, ridotta del 47% dal 2004 (un risultato che farebbe impazzire Berlusconi:) ); la scuola, la salute e il sociale.
Si tratta di un programma fortemente progressista che avremmo voluto condividere con la sinistra radicale.
Lo dico soprattutto al mio amico Nichi Vendola: abbiamo cercato in tutti i modi di tenere insieme la coalizione che ha governato sinora insieme all’Udc, ma non ci siamo riusciti perché Rc e Pdci non hanno accettato di fare quello sforzo per poter unire tutte le forze di opposizione al governo Berlusconi per creare l’alternativa per il 2013, come è invece successo in Piemonte e Basilicata. 

Gian Mario Spacca - da Facebook 

giovedì 25 febbraio 2010

Lo “strappo” causato dal Pd nelle Marche.

Lo “strappo” causato dal Pd nelle Marche.
di Stelvio Antonini*

Dopo 15 anni di governo di centro sinistra nelle Marche c’è stato uno “strappo” che rende incerto l’esito elettorale del 28-29 marzo.  Il Pd marchigiano, unico caso nazionale, ha siglato l’accordo con l’UDC  che  ha  posto il “veto” nei confronti di Prc e PdCI. Il gruppo dirigente  del PD marchigiano ha scelto di porre fine ad una esperienza di governo positiva per dare vita ad un’alleanza moderata provocando la rottura con una parte della sinistra che aveva governato le Marche e di fatto accettando paradossalmente di praticare “la discriminazione anticomunista” come principio.  I dirigenti del PD, in grande imbarazzo per le proteste che salgono dalla loro base e anche di tanti dirigenti di primo piano, si giustificano buttandola  sulle presunte  politiche nazionali di Bersani tese a costruire una alleanza nazionale alternativa a Berlusconi, che dovrebbe comprendere PD, IDV, UDC, SEL in previsione delle elezioni del 2013.   Parlano, infatti, di “laboratorio Marche”, delle elezioni regionali come “test”.  In sostanza i cittadini marchigiani dovrebbero svolgere il ruolo di cavie per esperimenti che non gli appartengono.  Occorre, invece, parlare di programmi e di cose concrete, dei grandi temi che angustiano anche le popolazioni marchigiane. Anche le Marche sono dentro la crisi globale. Oltre 60 mila lavoratrici e lavoratori in cassa integrazione, 4.000 in più  nel giro di un anno, alcune centinaia sono stati aggiunti durante il 2009  nelle liste della mobilità e sono ad un passo dal licenziamento. Grandi industrie storiche in crisi e in via di chiusura. Anche qui ci sono situazioni come quella di Termini Imerese. Basti pensare alla grave situazione dell’Antonio Merloni di Fabriano,  una delle più grandi aziende di elettrodomestici d’Italia dove rischiano di perdere il lavoro circa 4.000 persone  gettando nel panico anche centinaia di famiglie che vivono nell’area dell’indotto. Così come la grave situazioni Ascolana dove chiudono diverse aziende come la storica Manuli. Altro che “test” per il futuro, per il 2013.   Ora si vota per il governo della Regione e non per il Parlamento; qui non c’è Berlusconi ma Spacca. E non è un caso che Casini in una intervista al corriere Adriatico, il quotidiano delle Marche ha chiaramente sostenuto che non c’è nessun test nazionale, ce si vota per la Regione.
Sinistra Ecologia Libertà fin dal primo momento  ha sostenuto che occorreva varare un programma  adeguato e senza veti per nessuno. Questa doveva essere la formula per allargare e rafforzare  l’alleanza. Nelle Marche, Invece,  per includere una forza  centrista  è   stata tagliata una parte della sinistra. SEL non ha accettato i veti politici, come del resto in altre regioni ha fatto  anche il PD.  Ma on si poteva sottoscrivere neanche il programma  (“non emendabile” sentenziava il segretario regionale dell’UDC, Tonino Pettinari) sottoposto a SEL per la firma  dal trio  PD, UDC, IDV. Si tratta di un programma ispirato soprattutto dall’UDC che il PD, pur di siglare l’accordo, ha subìto passivamente. E’ un programma povero di contenuti, non all’altezza delle reali necessità di governo che richiedono misure innovative  profonde. L’accordo di programma, poi, della nuova  prevede il “sostegno alla famiglia naturale” e l’istituzione dell’assessorato alla famiglia; il “sostegno” alla scuola privata paritaria  , la gestione dei servizi pubblici con la partecipazione dei privati. Non si parla di opposizione al nucleare o di difesa adeguata del territorio, che nelle Marche in questi anni è stato consumato ampiamente al di sopra di ogni media.
Una brutta pagina politica, insomma,  di cui il PD deve sentirne tutta la responsabilità.  Nelle Marche ci sono ora tre poli che si misurano nella consultazione elettorale. Oltre al centro destra e a quello moderato del PD, UDC, IDV ci sarà il polo della sinistra unita. SEL, PRC e PdCI  hanno dato vita ad una coalizione che presenta Massimo Rossi, già presidente della provincia di Ascoli Piceno,  come candidato a Presidente della Regione. Si avvia un processo di unità della sinistra che nelle Marche può riaprire la fase politica che in modo assai imprudente il PD ha indirizzato in un possibile vicolo cieco.
Dipenderà  certamente dai risultati elettorali !

Coordinamento Regionale SEL Marche*

martedì 23 febbraio 2010

"IL LABORATORIO POLITICO DELLE MARCHE"

"IL LABORATORIO POLITICO DELLE MARCHE"

di Claudio Fava
Casini parla di laboratorio politico delle Marche tra PD e UDC altro che laboratorio, più semplicemente è fuori la Sinistra, il programma è quello dell’UDC, e il PD tace….
Che Casini preferisca un centrosinistra ridotto a una coalizione tra moderati è cosa nota. Che apprezzi solo i candidati cattolici del PD è cosa ridicola ma scontata. E’ il commento di Claudio Fava, coordinatore della segreteria nazionale di Sinistra Ecologia Liberta’ all’intervista del leader Udc. Ci sfugge però – prosegue Fava – il pensiero del PD su questo sedicente laboratorio politico che ha nelle Marche il suo banco di prova: fuori la sinistra dall’alleanza, dentro i punti programatici imposti dall’UDC. Ci dica Bersani conclude il dirigente di SEL – se si tratta di un incidente locale di percorso o se è questa “casa dei moderati” la prospettiva strategica del PD.
In questo caso, non conti su di noi.

Dopo 15 anni di governo della Regione Marche......


 CRONACA DI UN "DELITTO" POLITICO
 
25 iniziative tra ottobre e novembre !!!

Tra ottobre e novembre 2009 la coalizione di centro sinistra che ha governato la Regione nell’ultima legislatura, ma che in varie versioni governava da 15 anni, ha svolto 25 iniziative nelle più grandi città delle Marche per il rendiconto della legislatura. Annunciate con manifesti giganti con la presenza di tutti i simboli dei soggetti della maggioranza.

Alle iniziative è stato sempre presente il Presidente Gian Mario Spacca insieme ai rappresentanti di tutti i soggetti della coalizione: PD, IDV, PRC, PdCI, Sinistra Democratica, PSI, Verdi, DC, MRE, Liste civiche Marche. Sinistra Ecologia Libertà non era ancora nata, ma era presente Sinistra Democratica che come si sa è uno dei soggetti fondatori. Spacca ha illustrato ai cittadini i risultati ottenuti e la buona amministrazione assicurata dal 2005 ad oggi in continuità con le legislature precedenti guidate dal presidente Vito D’Ambrosio.


21 dicembre 2009 – Spacca candidato 
Contemporaneamente le forze politiche convocate dal presidente Spacca si sono incontrate più volte per concordare un documento definito “linee guida “ per il programma. Il 21 dicembre tutte le forze della coalizione uscente annunciavano in una conferenza stampa la ricandidatura di Gian Mario Spacca a presidente della Regione per dare “continuità” alla positiva esperienza che stava per concludersi con le elezioni del prossimo 28 – 29 marzo. Il PD e lo stesso Spacca invitavano la coalizione a lavorare per creare le condizioni per “rafforzare e allargare” la maggioranza di centro sinistra. SEL dichiarava la sua disponibilità sulla base di “accordi programmatici condivisi e senza veti nei confronti di nessuno”. Anche le altre forze della coalizione dichiaravano la stessa disponibilità.


8 gennaio 2010 – ricominciano gli incontri
Con il nuovo anno ricominciano gli incontri delle forze della coalizione per la definizione del programma e arrivano le prime notizie sulla possibilità di un allargamento della coalizione all’UDC. Le riunioni si susseguono ma l’UDC non si presenta mai a nessuna riunione. Da indiscrezioni varie si percepisce che è in corso una trattativa diretta ed esclusiva tra UDC e Pd alle spalle delle altre forze che avevano già siglato un accordo sulle linee guida del programma e il 21 dicembre avanzato la candidatura di Spacca alla presidenza.
Intanto il centro sinistra, in assenza dell’UDC, perveniva alla definizione del programma di coalizione. Nei giorni successivi tramite il PD veniva consegnato a tutte le forze della coalizione di CS un documento dell’UDC con le proprie proposte programmatiche, in gran parte già apparse sugli organi di informazione.
Inizia così una nuova fase di confronto dentro la coalizione. Si svolgono diverse riunioni sempre convocate dal PD per rendere compatibili le proposte dell’UDC con quelle già elaborate dal centro sinistra.


4 febbraio 2010 – si definisce il programma
 Fino al 4 febbraio non era mai stata ufficialmente avanzata la possibilità che l’ingresso nella coalizione dell’UDC comportasse l’uscita del PRC e del PdCI. Del resto sembrava paradossale che ciò avvenisse dopo che i due partiti della sinistra avevano partecipato a tutte le fasi di lavoro iniziate nel mese di ottobre e arrivate fino al 4 febbraio, quando veniva siglato un accordo programmatico e politico di sostegno a Spacca, sulla base di un testo coordinato e affinato da esponenti PD. Ma proprio in quei giorni arriva la notizia di un accordo tra PD, IDV e UDC siglato a Roma tra Ucchielli e Pettinari alla presenza di Bersani e Casini.
In tutte le settimane trascorse, le forze che ripetutamente s’incontravano nelle riunioni convocate dal PD per elaborare il programma della coalizione, hanno continuamente chiesto come mai l’UDC avesse inviato le sue proposte programmatiche e continuasse a non partecipare alle riunioni utilizzando il PD come suo “portavoce”. La risposta non è mai venuta. Dirigenti ed esponenti del PD hanno tenuto un atteggiamento assai irrispettoso nei confronti delle forze di centro sinistra (tenendo i piedi su due staffe, in sostanza era impegnato in due trattative parallele negandole agli altri). In molte interviste e dichiarazioni in parallelo altri dirigenti ed esponenti del PD hanno pubblicamente espresso preoccupazioni nel metodo e nel merito verso l’UDC che, nazionalmente rifiutava il centro sinistra e governa province marchigiane con il centro destra. 

11 febbraio 20010 - la riunione dello strappo del PD
I tempi si accorciavano e allora SEL convocava una riunione per il pomeriggio dell’11 febbraio di tutte le forze del Centro Sinistra e l’UDC per scoprire i contenuti del patto tra PD e UDC e chiudere in un modo o nell’altro la lunga, sconcertante telenovella. Il PD, anticipava alla mattina la riunione invitando solo una parte delle forze di centro sinistra della maggioranza uscente e l’UDC. Per la prima volta senza spiegazioni Rifondazione Comunista e PDCI non venivano invitati. I rappresentanti di SEL partecipano alla riunione e vengono invitati a firmare un documento , come base dell’accordo programmatico, mai discusso e “non emendabile” - sentenziava il segretario regionale dell’ UDC Pettinari -. Prendere o lasciare, insomma. Il documento sottoposto era notevolmente modificato rispetto a quello concordato il 4 febbraio.
Un programma per SEL inaccettabile che prevede il “sostegno alla famiglia naturale”, il “sostegno alla scuola privata parificata”, la gestione pubblica dei beni comuni, come l’acqua, tra pubblico e privato; assume la società quadrilatero (entrata in questi giorni nell’indagine sugli sperperi della protezione civile) come struttura portante per la realizzazione delle future opere infrastrutturali. Un programma moderato che si somma alla discriminazione anticomunista.

Per aprire la strada ai centristi dell’UDC il PD ha interrotto una esperienza positiva di governo che durava dal 1995 accettando l’esclusione della sinistra.
E’ successo solo nelle Marche. In Puglia la manovra non è riuscita. In Umbria il PD non ha accettato veti e anche lì l’UDC va per conto suo. In Liguria e in Piemonte, respinti i veti, l’alleanza comprende in vari modi tutto il centro sinistra e l’UDC. Nelle Marche il PD debole e sottomesso accetta un programma arretrato e la discriminazione pregiudiziale con la scusa delle indicazioni dei vertici nazionali impegnati a costruire l’alternativa a Berlusconi per le politiche del 2013 . SEL non ha potuto accettare, nonostante le pressioni di Spacca e del PD, di far parte di una coalizione che per il programma e i veti politici si può ormai definire di “Centro” e non di centro sinistra.


SEL è impegnata a costruire a tutti i livelli un centro sinistra che sconfigga davvero il centro destra nel 2013.
Ora nella campagna elettorale sono in campo tre poli: quello di destra, quello di centro e quello di sinistra che presenta Massino Rossi candidato a presidente della regione. La sinistra si presenta unita, dunque, in una coalizione con la lista unica del PRC e del PdCI e con la lista di Sinistra Ecologia Libertà. Un successo elettorale riaprirà la situazione politica in consiglio regionale e nelle Marche, evitando di farla scivolare nel vicolo cieco in cui è stata indirizzata dal PD.

domenica 21 febbraio 2010

ANNA CIMARELLI, Candidata con SEL alle elezioni Regionali 2010

SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA
Comunicato Stampa
Sabato 20 febbraio alle ore 17, presso la Sala Nerpiti, a Tolentino, "Sinistra Ecologia e Libertà" ha presentato la candidatura di Anna Cimarelli nelle proprie liste per le elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale che si terranno il 28 e 29 marzo 2010. Anna Cimarelli, consigliere comunale e capogruppo della lista civica Gente Comune, già candidata sindaco alle ultime elezioni amministrative, si candida quale indipendente nelle fila di Sinistra Ecologia e Libertà in appoggio al candidato Presidente Massimo Rossi. L’incontro, al quale hanno partecipato il coordinatore provinciale di SEL Daniele Principi e l'on. Valerio Calzolaio responsabile ambiente per SEL, è stato l'occasione per affrontare i temi del laboratorio di una nuova sinistra e del contributo decisivo che essa può dare al rinnovamento del governo del nostro territorio, nella scelta delle priorità d’intervento e nel modo di rapportarsi con i cittadini.

venerdì 19 febbraio 2010

Rossi: «Vogliamo che vinca un’idea di futuro»

Regionali. Si chiama Unione Democratica la coalizione tra Prc, Pdci e SeL che candida l’ex presidente della Provincia di Ascoli. 
Rossi: «Vogliamo che vinca un’idea di futuro»
Dialogo con Spacca? Dipende dai contenuti e dai comportamenti in campagna elettorale.

Insegnante, sposato, due figli, Massimo Rossi, 53 anni, in gioventù è stato militante di Avanguardia Operaia. Diventa dirigente di Democrazia Proletaria, poi confluita in Rifondazione comunista, di cui è tra i fondatori. Tra il 1994 e il 2003 svolge due mandati da sindaco a Grottammare. Relatore nel Forum sociale europeo di Firenze, è tra i fondatori della Rete del Nuovo Municipio e aderisce al Contratto mondiale per l’acqua. Membro del consiglio nazionale dell’Anci e della Conferenza Stato-Città, vicepresidente dell’Unione Province d’Italia, viene eletto presidente della Provincia di Ascoli nel 2004, col 55,2%, in rappresentanza di una coalizione di centrosinistra. 

ANCONA, 19/02/2010 - Il ruolo dell’Unione democratica per le Marche nella prossima legislatura dipenderà dal peso della coalizione in Consiglio regionale e dal rapporto con il Pd in campagna elettorale. Massimo Rossi, candidato di Rifondazione, Comunisti e Sinistra Ecologia Libertà, parla di programmi e contenuti e torna sulle vicende che hanno visto la scissione del centrosinistra «in un centro e una sinistra», per usare le parole di Savelli (Rc), Mentrasti (SeL) e Bucciarelli (Pdci). Ma è inevitabile che lo sguardo sia rivolto al futuro. Quanti consiglieri può esprimere la nuova coalizione di sinistra? Tre o quattro, secondo i ben informati. Non pochi, un peso che potrebbe essere determinante – in caso di vittoria di Spacca - per aprire un nuovo dialogo con il centrosinistra. Dialogo che Ucchielli non ha mai chiuso, proponendo di «ragionare con l’estrema sinistra sugli incarichi istituzionali». Dunque assessorati e presidenze di commissione. «Non ci interessano le lusinghe istituzionali spiega Rossi E se le forze che mi sostengono lo avessero voluto, credo che avrebbero fatto un piccolo sforzo per restare dentro la coalizione». Ma poi apre: «La nostra disponibilità a lavorare insieme è legata ai contenuti e al comportamento della coalizione di Spacca in campagna elettorale». Eccolo Massimo Rossi, fiducioso che questa Unione democratica per le Marche possa continuare nel tempo e non essere solo espressione di tre diversi partiti. Ne è garanzia il completo accordo sul programma basato su «intervento pubblico nelle crisi industriali, misure di sostegno al reddito, salvaguardia del piano energetico puntando sulle fonti rinnovabili». «Sono abituato a chiedere consenso per le nostre idee e sono abituato a raccoglierlo», dice. Il simbolo scelto da Rossi è un cerchio rosso con la scritta Unione democratica per le Marche, un richiamo a «unità e democrazia», perché «chi ci ha sempre randellato sul tema dell’unità oggi se la mette sotto i piedi». Il Pd dice il voto a Rossi non è un voto utile, perché Rc, Pdci e SeL non potranno mai vincere, dato che i sondaggi li danno sotto al 10%. Rossi replica: «Per me il voto si da a un obiettivo, a un progetto concreto per far vincere un’idea di futuro. Votare il Pd è come firmare una cambiale in bianco». Le frizioni con il Pd sono state il leit motiv della conferenza stampa. Ai Democrat, in particolare al segretario Palmiro Ucchielli, la sinistra addebita la responsabilità della nuova alleanza con l’Udc, anche se Spacca, il governatore uscente e ricandidato, «non è stato certo solo un notaio», dicono dall’Unione. «Le Marche sono la prima Regione in Italia ironizza il segretario del Prc Marco Savelli a superare il bipolarismo, perché le coalizioni sono tre: una di centro, una di sinistra e una di centrodestra». «Le Marche incalza il coordinatore regionale di SeL Edoardo Mentrasti costituiscono un laboratorio in negativo, perché non c’è Regione in Italia che abbia visto l’esclusione della sinistra. Ma ammonisce non sarà facile per nessuno inchiodarci in un angolo e presentarci come quelli fermi al 400 avanti Cristo, come ha detto Ucchielli» («A parte il fatto - chiosa Savelli - che nel 400 a.C. Atene era all’età dell’oro»). «Noi rimarca il presidente dell’Assemblea legislativa Raffaele Bucciarelli, Pdci le decisioni le prendiamo nelle Marche, non a Roma. Questa non è una terra di esperimenti, ma di uomini e donne». Ne conviene anche Rossi, citando Spacca: «Lui parla di testare questa nuova coalizione, come se i cittadini fossero cavie. Bisogna rifiutare l’idea di laboratorio dall’alto, la mia candidatura è un tentativo di costruire un laboratorio dal basso».

Sinistra e libertà: «Puntiamo su Massimo Rossi»

Sinistra e libertà: «Puntiamo su Massimo Rossi»

18/02/2010 - «Nella coalizione che appoggia Spacca non c’è spazio per le nostre istanze, le nostre idee e i nostri valori». Daniele Principi, coordinatore provinciale di Sel, spiega la decisione di «puntare all’esperienza amministrativa di Massimo Rossi, sostenendolo con liste forti, e aprire una prospettiva per la creazione di un polo alternativo che contrasti la deriva centrista della coalizione Pd-Idv-Udc». I candidati maceratesi nella lista di Rossi per le regionali sono Roberto Acquaroli e Maria Teresa Carloni. «L’unica preoccupazione del Pd - dice Acquaroli - era di fare l’accordo con l’Udc. Per il resto la prossima giunta di Spacca non esiste, non ha programmi». Parla di sanità, invece, Maria Teresa Carloni, medico e ex parlamentare del Pci: «A Macerata abbiamo una buona sanità, ma la creazione dell’Azienda unica regionale ha creato non pochi problemi organizzativi anche qui e questo è un problema perché in base al tipo di organizzazione si possono dare risposte più o meno valide ai bisogni dei cittadini». «Noi - dice Luca Cabascia, vice coordinatore provinciale di Sel - siamo l’unica coalizione che può garantire un’alternativa. Ci vuole una risposta ai nuovi problemi che non può dare chi, come Spacca, si pone come conservatore».

Conferenza Programmatica Regionale Marche, di Sinistra Ecologia Libertà

Conferenza Programmatica Regionale di Sinistra Ecologia Libertà - Sabato 27 febbraio ore 15 Ancona.
Cara compagna, caro compagno

SABATO 27 FEBBRAIO alle ore 15.00 ad Ancona presso la Sala del Consiglio Comunale, Piazza XXIV Maggio, si terrà la Conferenza Programmatica Regionale di Sinistra Ecologia Libertà. Portiamo così a termine e all’esterno un lavoro di elaborazione programmatica e di incontri, in particolare sui temi della economia e del territorio-ambiente, e con organizzazioni sindacali e ambientaliste  (CGIL, CNA, Lega Ambiente, WWF ecc.). E’ una occasione molto importante per qualificare la nostra funzione e la nostra prospettiva. Nei prossimi giorni vi forniremo il dettaglio della giornata e dei contributi specifici che saranno portati alla Conferenza. Fin d’ora possiamo dirvi che sarà presente ed interverrà Massimo Rossi candidato alla Presidenza e che stiamo lavorando per farla concludere al compagno Fabio Mussi (Presidente del Comitato Scientifico Nazionale di Sinistra Ecologia Libertà).

Certi della vostra partecipazione
Cordiali saluti

Per il Coordinamento Regionale 
 Edoardo Mentrasti

Una riflessione per tutti noi

UNA RIFLESSIONE PER TUTTI NOI

di Giuliana Sgrena*

Meno di un anno fa, durante la mia campagna elettorale a Roma, ho fatto diverse iniziative con Giulia Rodano, allora assessore alla cultura della regione Lazio. All’assemblea per il programma  lei oltre a Luigi Nieri, hanno spiegato i risultati ottenuti dai loro assessorati e dalla regione nel suo insieme.
Sul sito di Sinistra Ecologia Libertà Giulia Rodano ha anche espresso il suo apprezzamento per la straordinaria vittoria di Nichi Vendola in Puglia. Motivo di orgoglio per tutti noi, la vittoria di Nichi. Quindi tutto normale fino a quando ho visto alla televisione e sui giornali che Giulia Rodano si candida per l’Italia dei valori. Che cosa è successo? Eppure sto nel Coordinamento nazionale forse qualcosa avrei dovuto sapere. Non mi pareva che nel lavoro fatto insieme emergessero divergenze, forse diverse sfumature, ma questo è normale in una forza politica in via di costituzione che riunisce diverse sensibilità, storie, provenienze, culture. Non doveva essere proprio questa la nostra ricchezza? Allora che cosa ha spinto Giulia Rodano a candidarsi con l’Italia dei valori, una forza di opposizione che ha poco a che vedere con la nostra storia e sensibilità politica? È stato un colpo di fulmine? Mi piacerebbe saperlo, mi rifiuto di credere che anche tra noi ci sia una corsa alle poltrone. E poi, mi imbatto in un manifesto di Battilocchio candidato con la Polverini, lo scorso anno anche lui era candidato alle europee con noi di Sinistra e libertà. Abbiamo cercato in ogni modo di rispettare i tempi del Partito socialista che non coincidevano con quelli di Sinistra Ecologia Libertà, ma le fughe in avanti anche dei socialisti non rispettano nessun calendario. Quello che chiedo è una riflessione sincera su di noi, possiamo farla dopo le elezioni regionali, ma dobbiamo farla.

Coordinamento Naz.le Sinistra Ecologia Libertà*

Il bidone della scuola

IL BIDONE DELLA SCUOLA
di Claudio Fava

Mettiamo che tra voi lettori ci sia un giovanotto da poco laureato in Lingue e Letterature straniere con un voto generoso, diciamo tra il 105 e il 110. Mettiamo ancora che conosca perfettamente inglese e francese, che abbia un diploma post laurea come esperto bibliotecario e che possa contare su una congrua esperienza maturata nell’organizzazione dei fondi bibliotecari. Mettiamo infine che abbia perfette conoscenze di biblioteconomia, bibliografia e storia delle biblioteche. E naturalmente che sappia usare tutti i programmi informatici necessari a queste sue competenze. Bene, se qualcuno di voi possiede questi titoli potrà partecipare a un concorso per la gestione della biblioteca della facoltà di Lingue con sede a Ragusa. Se i titoli verranno ritenuti idonei, se avrà sbaragliato la concorrenza e se supererà il colloquio d’ammissione, otterrà un incarico per sei mesi, dietro un compenso lordo complessivo di cento euro. Che, tolte le tasse, fa 13 euro al mese. Più o meno dieci centesimi di euro l’ora.
Il bando sta nel sito dell’Università di Catania, numero di riferimento 458. E non è storia isolata. Quando il ministro Brunetta parla dei bamboccioni nostri che invece di andare a faticare vivono appesi alle gonne delle mamme, quando allude a un paese di pigri e imbelli, dovremmo chiedergli se il governo di cui egli è ministro è lo stesso che ospita la signora Gelmini. E se anche lui, Brunetta, ha condiviso i colpi di mannaia che il suo governo ha vibrato contro l’università e la ricerca. Qualche cifra? La sforbiciata al Fondo per il finanziamento ordinario delle università, operata dalla Finanziaria per il 2009, registra un taglio progressivo dai 702 milioni di euro nel 2010 agli 835 milioni di euro nel 2011. Il programma sistema universitario e formazione post-universitaria perde in un solo anno un miliardo e seicentoquarantasei milioni di euro. I fondi per borse di studio, i prestiti d’onore, i contributi per alloggi, residenze universitari e attività sportiva diminuiscono del 60%.
La ministra dice che i tagli servono a colpire gli sprechi, le cattedre inutili, i corsi fantasma, le aree di parcheggio universitario. Giusto. Peccato che queste sforbiciate abbiamo invece risparmiato le baronie, i califfati, le sacche di potere clientelare che si sono costruite all’ombra dei senati accademici nel corso dei lustri. Alla fine chi pagherà pegno sarà il laureato con titoli, eccellenze ed esperienza che si vedrà offrire tredici euro al mese per gestire una biblioteca universitaria. Non è né una riforma né una controriforma, commentava un preside di facoltà: è un omicidio che ha per vittima l’università e la ricerca.
Quando Sarkozy, presidente gollista, ha vinto le elezioni, il primo provvedimento che ha imposto al suo esecutivo è stato uno stanziamento ulteriore per la ricerca scientifica e l’università francese, un miliardo e settecento milioni in più. Il ragionamento suo e degli altri leader politici europei, di destra o di sinistra poco importa, è che un’uscita dalla crisi passa anche attraverso un investimento sulla qualità del nostro sapere, sugli strumenti cognitivi che metteremo a disposizione dei nostri bamboccioni, su una ricerca scientifica adeguata a un tempo e a un mondo in cui crisi finanziaria e devastazione ambientale richiedono contromisure strutturali. E dove pensi di costruirle, queste contromisure, se non investendo nell’università, in un sapere applicato alle cose vere e concrete del mondo? Dove nasce la green economy, attorno alle macchinette del caffè alla borsa di Milano o nelle aule universitarie che cercano e ricercano, sperimentano e inventano, discutono e mettono in discussione?
Noi invece i tagli preferiamo farli sulla pelle di quei ragazzi. Tredici euro al mese, e ringrazia che te li diamo. Altrimenti ti tocca fare come certi amici miei, eterni professori in attesa di cattedra, che per fare un po’ di punteggio sperando in una supplenza, vanno a lavorare gratis nelle scuole private. Alla fine del mese si troveranno in mano una busta paga compilata alla perfezione, stipendio ministeriale, tredicesime, assegni familiari, ferie non godute, spese d’aggiornamento professionale, scatti d’anzianità, contributi, straordinario… ogni cifra al posto giusto. Peccato che dentro non ci sia un centesimo. Una patacca.
Questo è un paese di patacche. Non contano le cose, ma il modo in cui si dicono o si vendono. Il bando di concorso per quell’incarico da tredici euro al mese ha lo stesso linguaggio alto e perentorio dei bandi di gara della NASA. Loro però vanno sulla luna, noi restiamo qui, a casa: a chiederci, leggendo di Bertolaso, quale sia la differenza tecnica tra l’andare a puttane con i soldi degli italiani e un massaggio privato per combattere lo stress.

mercoledì 17 febbraio 2010

Le Regionali, la Sinistra, il Socialismo

Le Regionali, la Sinistra, il Socialismo

di Giuseppe Giudice
 
Sono tra coloro che ritengono che le regionali cambieranno ben poco il quadro politico attuale. Mi pare difficile poter intravedere una rimonta del centrosinistra rispetto alle politiche (e comunque il CS è destinato a perdere alcune delle regioni conquistate 5 anni fa). Sono anche tra coloro che ritengono che queste elezioni avvengono in uno dei punti più bassi in cui è giunta la politica italiana. Con un centrodestra che cerca di liberarsi di Berlusconi, non riuscendo a trovare o a mettersi d’accordo su una leadership alternativa; con un centrosinistra che si re-impernia sull’asse PD-IDV (un asse, come abbiamo visto, incapace di mettere in discussione il blocco politico e sociale della destra). Ne abbiamo già parlato: sull’antiberlusconismo superficiale non si costruisce una alternativa organica alla destra, perché non si mette in discussione il suo blocco sociale (che, a differenza di altri paesi è formato da ampi strati popolari), paradossalmente si rafforza la leadership del plutocrate, perpetuando le caratteristiche di un bipolarismo chiuso che esclude rinnovamento e rigenerazione della classe politica. Nichi Vendola, certo la sorpresa più piacevole uscita da una sinistra anchilosata, un comunista deliziosamente eterodosso lontanissimo dagli schemi togliattiani e berlingueriani, ha detto una cosa estremamente significativa: la sinistra ha demonizzato Berlusconi, ma al tempo stesso ne ha interiorizzato i comportamenti. Per cui alla fine lo scontro tra berlusconismo ed antiberlusconismo è una sorta di gioco di ruolo che poco ha a che vedere con i contenuti reali della proposta politica. In più il centrosinistra ha fatto propri gli elementi portanti del berlusconismo: personalizzazione esasperata della politica, pragmatismo separato da principi e visioni ideali forti e strutturate, confusione tra propaganda politica e marketing pubblicitario. Questo antiberlusconismo superficiale (perché non fa i conti con le sue cause) si esprime in una forma moderata (PD) ed in una radicale-urlata o se vogliamo abbaiata (Di Pietro). I termini moderatismo non sono qui usati nel significato tradizionale del linguaggio della sinistra, perché non hanno alcuna attinenza alla maggiore o minore radicalità di un progetto di società alternativo a quello della destra ma solo ad una minore o maggiore intransigenza nella contrapposizione a Berlusconi sul tema della questione morale. Ma qui è il punto: dove sta la radice dello spaventoso degrado dell’etica politica, di cui Berlusconi è certo un emblema, ma che coinvolge trasversalmente i due schieramenti? Vendola, a Bagnoli, disse giustamente che la radici della nuova questione morale (dieci volte superiore a quella della I Repubblica) è nella “privatizzazione della politica”. Vale a dire nella scomparsa di fatto dei partiti e dei corpi intermedi che garantivano la partecipazione democratica. Ora , al di là delle diverse opinioni sulla nascita della II Repubblica (se essa fu il frutto esclusivo delle decisioni prese sul veliero Britannia o piuttosto di un processo più complesso) essa ha avuto nel liberismo mercatistico la sua costituzione materiale. Tale elemento strutturale aveva bisogno non tanto dello stato minimo ma della “politica minima”. L’eliminazione dei corpi intermedi e l’instaurazione di un rapporto personalistico tra leader ed elettorato (ridotto ad una sorta di “audience”) è la caratteristica di questo peronismo postmoderno di cui Berlusconi e Di Pietro sono le due facce. La gestione dello stato è affidata alla tecnocrazia ed alla magistratura. Quella della economia ai grossi centri di potere economico e finanziario che hanno usufruito delle privatizzazioni a “costo zero” e dato vita ad un capitalismo finanziario di rapina. La politica si feudalizza: si occupa sempre più di beghe locali e campanilistiche e sempre meno di progetti politici di rilevanza sistemica (la gestione dello stato e della tecnocrazia e della magistratura). Il PD è tipico risultato della feudalizzazione. Un conglomerato di notabili, feudatari grossi e piccoli con un segretario nazionale che conta poco e nulla. Il gruppo dirigente (o meglio i burocrati) post-comunista ha grandi responsabilità in tale processo che ha condannato la sinistra. Non essendosi riuscita a liberare dagli schemi togliattiani (che sono stati la vera camicia di forza della sinistra) ha cercato di applicarli stupidamente anche in un contesto radicalmente diverso da quello in cui il togliattismo è nato (e forse aveva un senso). Il centrosinistra, insomma l’Ulivo è l’espressione della incapacità della sinistra di assumere la guida dei processi politici ed affidare ai postdemocristiani ad un pezzo del capitalismo e della finanza la propria legittimazione. Vendola è l’anti-D’Alema (come Lombardi era l’anti-Togliatti): perché sconvolge tale schema. Avanza l’idea di una sinistra protagonista della ricostruzione del tessuto democratico del paese. Una sinistra che si può anche alleare con il centro ma non si fa guidare dal centro. Ma proprio per questo è una sinistra che ha bisogno di ricostruire una propria identità, una propria cultura (Vendola dice “un proprio vocabolario”) Abbiamo visto che la II Repubblica si è fondata nel momento della massima egemonia ideologica del neoliberismo. Oggi ci troviamo nel pieno della crisi del capitalismo: una crisi grave e sistemica di cui non si intravede l’uscita. Solo in Italia non ce se ne rende conto. Perché la televisione e la stampa (anche quella presuntamente progressista) parla d’altro (massaggi di Bertolaso et similia). Ma la gravità della situazione sociale è sulle spalle di milioni di famiglie. Questa nuova sinistra ha bisogno del socialismo e dei socialisti. La crisi del capitalismo la si può affrontare solo con un forte progetto alternativo di società. Una politica riformatrice ha senso solo se acquisisce dei forti connotati strutturali. Ma non abbiamo bisogno di “socialisti” qualsiasi. Non abbiamo bisogno di quelli che celebrano il lutto per gli anni 80 (che comunque sono stati una parentesi negativa per il socialismo italiano- pur senza demonizzazioni). Non abbiamo bisogno di piccoli notabili e cacicchi di contrada. Abbiamo bisogno di socialisti che hanno compreso l’importanza e la centralità di quella tradizione del socialismo riformatore di Lombardi e Santi (che tentò appunto di essere l’alternativa al togliattismo). Vendola è un grande leader intorno al quale si può ricostruire un soggetto. Ma un soggetto ha bisogno di un progetto. In una fase in cui è necessario rifondare a sinistra il socialismo democratico su un progetto di superamento graduale e democratico (che certo presenta fasi intermedie) del capitalismo, il pensiero di Lombardi rappresenta quel sentiero interrotto della sinistra che dobbiamo far riemergere. Noi della Lega Della Sinistra Socialista ci proponiamo con modestia di dare il nostro contributo in tale direzione molto oltre la scadenza delle regionali e scontando la possibile crisi dei soggetti attuali.


PEPPE GIUDICE

Lettera di Nichi Vendola Ai compagni della Sinistra Socialista

Lettera di Nichi Vendola
Ai compagni della Sinistra Socialista
Care compagne e cari compagni,
mi spiace non potere essere oggi con voi.
Perdonatemi ma non si può essere dappertutto, anche se mi piacerebbe. La realtà è che i miei impegni sono di molto aumentati dopo quanto di bello è accaduto qui in Puglia. Sono ben cosciente che la mia affermazione nelle primarie pugliesi è dovuta anche al sostegno che ho ricevuto da voi, compagne e compagni della sinistra socialista. Di questo vi ringrazio profondamente soprattutto perché questo risultato e il modo con cui è maturato rafforza l’unità tra noi e rende concreta la costruzione di Sinistra Ecologia e Libertà come un nuovo soggetto politico della Sinistra unitario e plurale.
Non possiamo nasconderci che il cammino che abbiamo fin qui percorso è stato irto di ostacoli. Alcuni di questi derivano da difficoltà per così dire oggettive, che dipendono dalla crisi generale della sinistra e della politica in cui siamo immersi. Altri da limiti soggettivi abbastanza ben distribuiti. L’esempio pugliese ci dice però che tali ostacoli e limiti possono essere superati d’un balzo se si ha più coraggio politico e maggiore fiducia nel popolo della sinistra, nella sua generosità, nel suo entusiasmo, nella sua voglia di tornare ad essere protagonista del proprio presente del proprio futuro.
Per costruire un nuovo soggetto della sinistra abbiamo bisogno del consenso di più culture, di più esperienze, di più contributi teorici e politici. Costruire un nuovo soggetto non significa abiurare il proprio passato, significa invece riconsiderarlo criticamente, senza però disperdere la sua parte migliore. La storia del movimento operaio italiano è lunga e ricca di diverse tradizioni, molte delle quali originali. Nessuna di esse va dimenticata, tutte devono trovare spazio e attenzione in Sinistra Ecologia Libertà affinché possano concorrere a definire il profilo identitario e i caratteri programmatici di una Sinistra Socialista del XXI secolo.
La profonda crisi economica e sociale che stiamo attraversando ha messo a nudo le contraddizioni su cui si è sviluppata la lunga stagione neoliberista del capitalismo contemporaneo. Non se ne uscirà con qualche aggiustamento superficiale. Proprio la natura strutturale di questa crisi ci permette oggi di riproporre in modo più concreto il grande tema del superamento del capitalismo che caratterizza una vera forza di sinistra.
Non solo noi, quindi, ma direi l’Europa tutta e l’intero nostro paese hanno bisogno dei valori del Socialismo Italiano. Mi riferisco in particolare alle grandi narrazioni che hanno attraversato più di un secolo di storia, dal 1892, dalla nascita del Partito Socialista Italiano e ancora prima dalla nascita delle Leghe, delle Case del Popolo, delle Società di Mutuo Soccorso, delle Società Operaie che sono state determinanti per inverare la grande idea di solidarietà e di comunità. La filantropia socialista, l’umanesimo socialista sono stati protagonisti di un’educazione sentimentale verso l’accoglienza degli altri, il rispetto e la tolleranza nei confronti dei diversi.
Il socialismo italiano ha un grande futuro SULLE spalle e io sono convinto, che voi, compagne e compagni qui riuniti, lo saprete portare avanti con determinazione, orgoglio ed intelligenza. E a farlo insieme a molti altri, interpreti di altre storie, in Sinistra Ecologia e Libertà.
Buon lavoro, compagne e compagni socialisti, abbiamo tanto lavoro da fare insieme per trasformare radicalmente questo nostro paese nel nome della pace, del lavoro, della democrazia e della libertà.

Nichi Vendola
Bari - 1 febbraio 2010

Germania - la SPD che cambia



Germania - la SPD che cambia
Intervista a Daniela Kolbe (parlamentare della SPD)
di Jacopo Perazzoli leragioni.it

L’impressione che si ha della SPD è quella di un partito in piena attività, contrariamente a quanto sostenuto dal noto politologo tedesco Fritz Walter, che in un recente libro, L’autunno dei partiti popolari, ne ha teorizzato la decadenza. Infatti negli uffici di Lipsia in Rosa Luxemburg Strasse il via vai dei funzionari, così come lo squillare dei telefoni, è continuo. La padrona di casa qui è Daniela Kolbe, ovvero la più giovane parlamentare eletta al Bundestag alle recenti elezioni del 27 settembre 2009; ed è proprio da questa tornata elettorale, la peggiore per la più antica tra le socialdemocrazie europee, che inizia la nostra chiacchierata.
Innanzitutto vorrei partire da un’analisi della sconfitta elettorale del 27 settembre 2009, per scoprire le radici di questa storica débacle.
Ritengo che questo risultato abbia diverse motivazioni, ma forse possiamo circoscrivere a due le cause principali. La prima è che la SPD, nel corso della legislatura precedente, non è riuscita a sviluppare una vera politica socialdemocratica, ma si è appiattita sulle scelte della CDU, per esempio nel caso della partecipazione della Germania ai conflitti in Afganistan e in Iraq, dell’adesione acritica alla riforma del sistema sociale Agenda 2010 (un vasto pacchetto di riforme sociali e fiscali che contiene le riduzioni d’imposta anticipate, la riforma dell’Ufficio federale del lavoro, l’allineamento tra sostegno ai disoccupati e assistenza sociale, l’attenuazione della normativa in tema di licenziamenti e la riforma del codice dell’artigianato, NdR) oppure all’aumento dell’età pensionistica dai 65 ai 67 anni. Il secondo motivo penso possa essere l’incapacità, nel corso della campagna elettorale, dimostrata dalla SPD di costruirsi come alternativa reale e concreta all’esperienza di governo della Grosse Koalition.
Dopo la sconfitta di fine settembre il Congresso di Dresda del 13 novembre ci ha restituito una socialdemocrazia più orientata a sinistra. Come valuti quelle assise anche da un punto di vista programmatico – politico?
La prima cosa da dire è che quel congresso venne male organizzato dall’allora classe dirigente del partito: il troppo tempo trascorso tra un intervento e l’altro non ha fatto altro che diminuire l’interesse dei delegati nei confronti del dibattito. Tuttavia con l’elezione di Sigmar Gabriel alla Presidenza del partito la socialdemocrazia imbocca la via di un ritorno ai propri valori nell’intento di rendere centrale, all’interno della piattaforma politica, sia il problema del lavoro che quello della riduzione della povertà in Germania, dove infatti il 10% delle persone può essere considerato indigente.
Pensi che questa sia la via che dovrebbe battere anche il socialismo europeo, soprattutto dopo i risultati negativi alle elezioni continentali del giugno 2009?
Ritengo che la crisi del socialismo europeo abbia radici profonde, da ricercare tra gli anni Novanta e il primo decennio di questo secolo. Il nocciolo della sua attuale decadenza è che in tutti quei Paesi dove i partiti socialdemocratici o socialisti, e penso soprattutto ai laburisti di Blair e alla gestione Schröder dei governi “rosso verdi”, erano alla guida degli esecutivi sono state attuate delle politiche neo – liberiste. Credo che le affermazioni di Gabriel nel corso del nostro ultimo Congresso possano essere la chiave per un nuovo inizio anche in Europa: è inutile ripetere ciò che fece Schröder nel corso della sua esperienza governativa, andare alla ricerca di un nuovo centro, per poi mettere in pericolo le necessità degli strati più deboli della società. Guardiamo ad esempio la riforma del sistema sociale Agenda 2010: è vero che grazie alle misure in essa contenute si è abbassata la disoccupazione, però oggi un numero sempre minore di persone riesce a vivere del proprio lavoro. Il vero obiettivo dei partiti socialisti europei, soprattutto dopo la crisi economica che ha sconvolto il nostro continente, deve essere un rafforzamento del welfare per una politica sociale più giusta.
Come si intuisce da queste parole, le idee che stanno alla base del nuovo corso della SPD sono chiare. La speranza è che con la nuova Presidenza di Sigmar Gabriel si possa aprire per la gloriosa socialdemocrazia tedesca una stagione di rinascita che, a mio modo di vedere, condizionerà inevitabilmente anche la grande famiglia del socialismo europeo.
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