Lo “strappo” causato dal Pd nelle Marche.
di Stelvio Antonini*
Dopo 15 anni di governo di centro sinistra nelle Marche c’è stato uno “strappo” che rende incerto l’esito elettorale del 28-29 marzo. Il Pd marchigiano, unico caso nazionale, ha siglato l’accordo con l’UDC che ha posto il “veto” nei confronti di Prc e PdCI. Il gruppo dirigente del PD marchigiano ha scelto di porre fine ad una esperienza di governo positiva per dare vita ad un’alleanza moderata provocando la rottura con una parte della sinistra che aveva governato le Marche e di fatto accettando paradossalmente di praticare “la discriminazione anticomunista” come principio. I dirigenti del PD, in grande imbarazzo per le proteste che salgono dalla loro base e anche di tanti dirigenti di primo piano, si giustificano buttandola sulle presunte politiche nazionali di Bersani tese a costruire una alleanza nazionale alternativa a Berlusconi, che dovrebbe comprendere PD, IDV, UDC, SEL in previsione delle elezioni del 2013. Parlano, infatti, di “laboratorio Marche”, delle elezioni regionali come “test”. In sostanza i cittadini marchigiani dovrebbero svolgere il ruolo di cavie per esperimenti che non gli appartengono. Occorre, invece, parlare di programmi e di cose concrete, dei grandi temi che angustiano anche le popolazioni marchigiane. Anche le Marche sono dentro la crisi globale. Oltre 60 mila lavoratrici e lavoratori in cassa integrazione, 4.000 in più nel giro di un anno, alcune centinaia sono stati aggiunti durante il 2009 nelle liste della mobilità e sono ad un passo dal licenziamento. Grandi industrie storiche in crisi e in via di chiusura. Anche qui ci sono situazioni come quella di Termini Imerese. Basti pensare alla grave situazione dell’Antonio Merloni di Fabriano, una delle più grandi aziende di elettrodomestici d’Italia dove rischiano di perdere il lavoro circa 4.000 persone gettando nel panico anche centinaia di famiglie che vivono nell’area dell’indotto. Così come la grave situazioni Ascolana dove chiudono diverse aziende come la storica Manuli. Altro che “test” per il futuro, per il 2013. Ora si vota per il governo della Regione e non per il Parlamento; qui non c’è Berlusconi ma Spacca. E non è un caso che Casini in una intervista al corriere Adriatico, il quotidiano delle Marche ha chiaramente sostenuto che non c’è nessun test nazionale, ce si vota per la Regione.
Sinistra Ecologia Libertà fin dal primo momento ha sostenuto che occorreva varare un programma adeguato e senza veti per nessuno. Questa doveva essere la formula per allargare e rafforzare l’alleanza. Nelle Marche, Invece, per includere una forza centrista è stata tagliata una parte della sinistra. SEL non ha accettato i veti politici, come del resto in altre regioni ha fatto anche il PD. Ma on si poteva sottoscrivere neanche il programma (“non emendabile” sentenziava il segretario regionale dell’UDC, Tonino Pettinari) sottoposto a SEL per la firma dal trio PD, UDC, IDV. Si tratta di un programma ispirato soprattutto dall’UDC che il PD, pur di siglare l’accordo, ha subìto passivamente. E’ un programma povero di contenuti, non all’altezza delle reali necessità di governo che richiedono misure innovative profonde. L’accordo di programma, poi, della nuova prevede il “sostegno alla famiglia naturale” e l’istituzione dell’assessorato alla famiglia; il “sostegno” alla scuola privata paritaria , la gestione dei servizi pubblici con la partecipazione dei privati. Non si parla di opposizione al nucleare o di difesa adeguata del territorio, che nelle Marche in questi anni è stato consumato ampiamente al di sopra di ogni media.
Una brutta pagina politica, insomma, di cui il PD deve sentirne tutta la responsabilità. Nelle Marche ci sono ora tre poli che si misurano nella consultazione elettorale. Oltre al centro destra e a quello moderato del PD, UDC, IDV ci sarà il polo della sinistra unita. SEL, PRC e PdCI hanno dato vita ad una coalizione che presenta Massimo Rossi, già presidente della provincia di Ascoli Piceno, come candidato a Presidente della Regione. Si avvia un processo di unità della sinistra che nelle Marche può riaprire la fase politica che in modo assai imprudente il PD ha indirizzato in un possibile vicolo cieco.
Dipenderà certamente dai risultati elettorali !
Coordinamento Regionale SEL Marche*