giovedì 1 aprile 2010

Vendola al Pd: «Berlusconi non andrà via da solo. Azzeriamo tutto per ripartire»

Vendola al Pd: Berlusconi non andrà via da solo.
Azzeriamo tutto per ripartire !!!

Da ragazzo vendeva i libri, poi cominciò a correggere bozze, a ragionare sulle parole, cercarne di migliori. Si è sentito ricco quando ha potuto comprarsi le opere complete di Pavese, «mi affascinò la sua scrittura meno legata ai codici dell’eloquenza e più allacciata al ritmo della vita». Il centrosinistra riparte da qui, da Terlizzi, dalla Puglia, dal linguaggio diverso di questo uomo del sud, Nichi Vendola. «Adesso servono occhi per vedere, e voglia di capire questo Paese. Dobbiamo ritornare a pensare. Cominciando dalla domanda più scontata ed elusa di questi anni: cosa sta succedendo all’Italia? E la risposta deve partire da una consapevolezza: Berlusconi non è una anomalia di questo Paese, ma la sua autobiografia».

Vendola sta andando a Roma, per impegni «personali». Ma è un viaggio simbolico, atteso. Incontra cittadini che gli propongono – subito – un nuovo, messianico, obiettivo. «Devi guidare il centro sinistra». Al solito, si appassiona alle sue parole, e s’attarda con qualunque giornalista o passante voglia discutere di qualsiasi cosa. Il pollice della mano destra è fasciato da un anello d’oro, dono di un pescatore di Mola di Bari, «era il ricordo di maggior valore che serbava della madre. È il mio anello di fidanzamento con la Puglia». Ha questi cedimenti ortodossi. Stretto nella mano ha l’ultimo, bellissimo, struggente libro di Erri De Luca, Il peso della farfalla. Con lo scrittore campano condivide il legame ombelicale, eterno con la madre, che pervade le pagine di De Luca e che accompagna la biografia del governatore: l’anziana signora Vendola anche ieri mattina mostrava euforica dal suo modernissimo computer l’inaugurazione a Berlino della Fabbrica di Nichi, questi nuovi spazi e modi di aggregare i sostenitori.

Come vent’anni fa la Lega cambiò il linguaggio della politica, parlando alla pancia della gente di destra, conservatrice, del nord, Vendola cerca parole nuove, e con quelle trova il cuore della gente del sud. Vuole e deve portare questo linguaggio fuori dalla Puglia, misurarlo con un elettorato più vasto, deluso, risalendo la Penisola: «Ma se cominciamo a parlare di chi deve fare il leader, allora continuiamo a perdere».

E per vincere, come deve parlare il centrosinistra?

«Non è un problema di stile della comunicazione. È il contenuto del messaggio che va cambiato: cambiandolo, si troveranno parole appropriate, e per forza nuove. Il centrosinistra non è un messaggio forte, riuscito. È frammentario, allusivo: allude ai problemi, in campagna elettorale, ma prima e dopo il voto non li affronta, né quando governa e né quando potrebbe organizzare l’alternativa. E queste allusioni si trasformano implicitamente in illusioni. E infine in delusioni».

Il Pd pare non avere i numeri per sperare nell’autosufficienza e nemmeno per esser perno di una coalizione così eterogenea…

«Non imparano mai, continuano a sbagliare. La situazione andrebbe azzerata. Intanto dovrebbero ammettere che il risultato nazionale è negativo».

È vero che assieme a Veltroni potreste rilanciare un nuovo Pd, che nascerebbe già allargato verso sinistra?

«Mah… non è questa l’urgenza…(e allarga le braccia e ripete la muta smorfia che aveva seguito la richiesta di un commento alle dimissioni del suo grande avversario, il ministro Raffaele Fitto, ndr)».

Da dove si comincia?

«Faccio una proposta: mettiamo tutto in discussione, senza tabù, senza steccati. Ognuno porta quello che ha, io porto la mia dote».

Presidente, a livello nazionale la sua dote è del 3%…

«È un micro patrimonio ma anche la dimostrazione che non ci sono specchietti per le allodole. Qui, in Puglia, Sinistra e Libertà è al 10% perché con le Fabbriche siamo riusciti a coinvolgere il territorio, i giovani, la società in un percorso reale, sui temi concreti. Ogni cosa può crescere, se curata».

E poi, discutere di cosa?

«Cosa è oggi il centrosinistra? Non possiamo connotarlo con le parole di Montale: codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Serve un passo avanti, annunciare il cambiamento non basta: va praticato».

C’è un’occasione all’orizzonte: la crisi di Berlusconi.

«Ma senza progetto assisteremo alla sua consunzione senza giovarne. Il centrosinistra si attendeva una riscossa solo perché percepiva il disfacimento del Pdl: non è accaduto, anzi, i guai di Berlusconi sono stati ammortizzati dalla Lega».

Come si ritrovano gli elettori?

«Con nuovi percorsi: i vecchi partiti non riescono più a seguire la società. Parlano fra loro, cercano i moderati, tessono alleanze. Ma non sentono i cittadini. Manca il vocabolario dell’alternativa. Costruiamo questo racconto, cominciamo da due belle parole: lavoro e libertà».

Intervista a l’Unità di Marco Bucciantini

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