lunedì 25 aprile 2011

UNA PROVINCIA MIGLIORE E' POSSIBILE !


Una provincia migliore e’ possibile se scegliamo di aiutare i giovani ad uscire dalla precarietà, le lavoratrici e i lavoratori a riqualificarsi e trovare un lavoro degno di questo nome, senza le umiliazioni che ogni giorno gli uni e gli altri sono costretti a subire; le piccole imprese e l’artigianato a superare la crisi, con un apposito fondo di solidarietà a cui attingere per continuare a vivere.

Ma il lavoro non basta. Occorre costruire un nuovo modello di sviluppo e di benessere. L’obiettivo e’ ambizioso. La cementificazione deve essere bloccata e deve darsi l’avvio ad un piano generale di recupero del patrimonio edilizio pubblico e privato, del suolo, dei corsi d’acqua e delle infrastrutture.

Il nostro impegno è chiaro. Non un chilometro di nuove strade, ma manutenziene straordinaria del sistema viario esistente, e, finalmente, la metropolitana di superficie, una rete di piste ciclabili sulla costa o lungo le valli fino ai monti; la messa a norma di tutte le scuole di proprietà della provincia e un no senza eccezioni per tutti i Piani regolatori o le varianti che prevedano nuove aree edificabili a ridosso o in vicinanza dei fiumi.

Infine, difendiamo il controllo e le gestione pubblica dei servizi pubblici locali, in particolare acqua e rifiuti, rispetto ai quali diciamo no ad ogni ipotesi di incenerimento, contro ogni forma di privatizzazione: per questo la nostra compagna elettorale finisce con i referendum di giugno.

Insieme possiamo difendere i nostri beni comuni: dalle due Università, al paesaggio, al lavoro a misura di persona, alla cultura dell’accoglienza e dell’integrazione, contro la paura e il razzismo.


UNA PROVINCIA MIGLIORE E’ POSSIBILE

Francesco Acquaroli


domenica 24 aprile 2011

17 aprile. Acquaroli lancia la sua "Provincia Migliore: noi, unica forza politica alternativa a quella di Capponi”

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“Avanti c’è posto. Ci sono ancora due sedie libere e non aspettiamo né Pettinari né Capponi”. Sarà pure una battuta quella di Roberto Di Fede, segretario provinciale di Rifondazione Comunista che questo pomeriggio, nella sala verde dell’Abbadia di Fiastra, ha lanciato insieme ai rappresentati della coalizione, la campagna elettorale del candidato Presidente alla provincia Francesco Acquaroli, sostenuto da Sel, Federazione della Sinistra e Democrazia e Legalità. Eppure, quella battuta, rende bene l’idea sul perché della corsa in solitaria del candidato che ha servito il “no grazie” al la coalizione di centrosinistra (Pd-Udc-Idv-Api-Lista Civica). “Non ci interessa governare per le poltrone - ha detto Acquaroli – ma per un Provincia migliore. Noi siamo il partito delle idee chiare. Le abbiamo sui rifiuti, sul luogo in cui deve essere fatta la discarica (Cingoli), sui servizi pubblici che devono rimanere tali e sulle polveri sottili. Non si combattono – ha spiegato – con un decreto regionale, ma con un cambiamento radicale che significa puntare sulle piste ciclabili, sulla metropolitana di superficie, su un modo diverso di concepire la mobilità”. Acquaroli si è poi conquistato l’ennesimo applauso della folla dicendo con ferma convinzione “noi non vogliamo il rigassificatore a Porto Recanati”. In sala, accanto a lui Esildo Candria, coordinatore provinciale Sel, Valerio Calzolaio, già deputato, l’astronauta Umberto Guidoni, della direzione nazionale di Sel, Massimo Rossi, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra, Roberto Di Fede, segretario provinciale Rifondazione Comunista e Alessandro Lippo, rappresentante della lista civica Democrazia e Legalità. “Con nessuna forza politica è stato possibile discutere di programmi – ha detto Candria - Noi siamo l’unica forza politica alternativa a quella di Capponi”. Di “campagna elettorale sobria”, di “una quadrilatero inutile”, di una scuola pubblica che deve rimanere tale” e di “candidature truffaldine, come quella della Giannini che si dimetterà dopo un minuto”, ha parlato Di Fede. “Nella nostra lista – ha detto - c’è il popolo vero e non quello che si nasconde dietro i finestrini delle auto blu. Ci sono un delegato Fiom, studenti, precari, benzinai,coltivatori diretti, docenti universitari”. “E’ necessario dare una spallata ad un sistema immobilizzato” è invece la ricetta suggerita da Guidoni convinto che tra “l’originale e i cloni, vince Berlusconi”. Via libera ad “una rivoluzione culturale”, per Lippo che si presenta come portavoce della lista civica e al “sostegno ad un candidato – ha detto Calzolaio commosso nel ricordare la morte di Vittorio Arrigoni - l’unico vero rappresentate in grado di contrastare le scelte programmatiche e politiche di Capponi”, “Dobbiamo parlare a tutti consapevoli delle nostre ragioni - ha aggiunto Rossi - e dobbiamo farlo per prospettare un altro futuro con un orizzonte diverso” .L’incontro si è concluso con una merenda ed un concerto musicale.



domenica 3 aprile 2011

PER IL SOCIALISMO NELLA SINISTRA IL “NETWORK” QUALE INTERLOCUTORE

PER IL SOCIALISMO NELLA SINISTRA
IL “NETWORK” QUALE INTERLOCUTORE

di Giuseppe Giudice

E’ una fase politica in cui le espressioni associative possono svolgere un ruolo più importante di quelli che definiamo partiti.

Nella II Repubblica è difficile definire tali quelli esistenti, dai più grandi ai più piccoli. Si tratta di agglomerati di ceto politico che tende alla riproduzione della miseria intellettuale e politica di cui sono rappresentanti.

E’ inutile piangerci addosso: questa è l’Italia della II Repubblica.

Ma è ovvio che tra gli aderenti ed anche tra i dirigenti dei suddetti partiti c’è chi avverte tutta la precarietà della condizione attuale.

Il Network per Il Socialismo Europeo è nato per mettere in rete, con forme anche innovative, individui ed associazioni regionali e locali, che sono legati dal minimo denominatore di voler costruire in Italia un partito del socialismo europeo che superi a sinistra il PD e sia il perno della sinistra popolare e di governo di cui questo paese ha grande bisogno.

Per cui ci siamo ritrovati iscritti a SeL, al Ps, al PD a nessun partito, tutti accomunati da un obbiettivo che nessuno dei partiti attuali è in grado di garantire.

Non è in grado di farlo il PD che nasce da una fuoriuscita a destra dal socialismo europeo (ma nel cui corpo c’è comunque il grosso dell’elettorato progressista). Non SeL finora; se non si libera dei residui di movimentismo gruppettaro (ma su SeL voglio fare un discorso più ampio alla fine). Non assolutamente il PS+I di Nencini il quale sbandiera il marchio socialista per una politica di centro (tra PD e UDC).

Ma a parte la perversione politica nenciniana di cercare uno spazio a cavallo tra Centrosinistra e III Polo, è evidente che quello è un ectoplasma politico in fase di decomposizione. Se avvenisse (a mio avviso personale) sarebbe la fine meritata del grande equivoco di una costituente miserabile.

Anche chi troverà eccessivi e forti i miei giudizi, converrà però con me che il socialismo in Italia non lo può rappresentare il partito di Nencini. Non lo può rappresentare nella interlocuzione politica, non lo può rappresentare nel suo progetto.

Anche perché la definizione di una sinistra socialista è cosa che riguarda tutta la sinistra e non solo i socialisti “biografici” (come il sottoscritto).

Per questo abbiamo ritenuto importante (avendone ottenuto positivi riscontri) che tutti costoro che anelano ad una sinistra con certe caratteristiche si mettessero in rete, si confrontassero ed iniziassero a lavorare su un progetto politico di largo respiro. La strutturazione del sito (che tra pochi giorni sarà operativo) ci aiuterà ancora di più.

Ma dobbiamo cercare di allargare quanto più è possibile questo Network, sia per chi sta in rete, sia tramite le nostre personali relazioni.

Finora come Network abbiamo stabilito positive relazioni con pezzi significativi del gruppo dirigente nazionale di SeL, con la sinistra del PD, con settori della stessa FDS. Ora noi dobbiamo essere in grado di stabilire tali rapporti con gli iscritti, gli elettori di queste forze.

Ad esempio c’è tutta la vasta area ex SD in SeL che è nettamente favorevole ad una sinistra collocata nel PSE. Il network può dare loro voce. Idem per la sinistra PD. Dalla capacità di coinvolgere il maggior numero possibile di persone ed associazioni politicamente consapevoli, dipenderà la nostra forza di incidere nel dibattito politico.

Gli inizi sono promettenti. Il Network è nato a Dicembre 2010. Esso ha associato realtà importanti come il Gruppo di Volpedo e la Lega dei Socialisti di Livorno (con queste due realtà abbiamo costruito l’ottimo convegno del 19 Febbraio). E noto un certo entusiasmo.

Ma essendo aderente a SeL, mi preme di dire qualcosa in più su di essa.

SeL nasce come soggetto transitorio in vista di una più vasta aggregazione per confluire in un nuovo soggetto della sinistra. Che si caratterizzasse come sinistra popolare e di governo. Su questo credo che Vendola sia stato chiaro nel suo intervento a Firenze nell’Ottobre scorso.

Quindi non una sinistra confusamente movimentista erede di quella mentalità gruppettara e “post-maoista” che ha caratterizzato l’esperienza di Rifondazione (come ha riconosciuto le stesso Bertinotti, a Livorno).

Ora l’idea di un soggetto transitorio, era in qualche modo legato alla certezza delle elezioni anticipate e fondato sulla capacità di Vendola, alle primarie, di sfondare tra l’elettorato PD.

Le elezioni non si faranno. A questo punto si potranno fare a scadenza naturale nel 2013. Ciò è buono per chi deve lavorare sul medio periodo come noi (Network). Non è buono per una forza che aveva tutto scommesso sulla capacità del leader di scompaginare le carte.

Per cui oggi SEL vive il forte scarto tra un leader che comunque riesce a trainare consenso (forse un po’ meno di qualche mese fa, ma comunque SeL è sopra l’8%) ed un partito che non è riuscito a strutturarsi come tale. E che sconta la forte incomunicabilità tra le componenti che l’hanno formato – SD e ex rifondaroli in particolare. La capacità aggregante di Vendola è paradossalmente molto più forte fuori del partito che in esso.

Gli ex rifondaroli in realtà all’ombra della popolarità di Vendola, stanno tentando di ricostruire una forza movimentista, quando Vendola punta a qualificarsi come leader di una sinistra di governo. SD è quella che ha più creduto nel progetto SeL come capacità di superare le vecchie appartenenze. Ma con il senno di poi ha peccato di ingenuità che le è costata in molte realtà locali.

La verità è che molto forte è scarto politico e culturale tra chi vuole una sinistra di governo, ancorata al socialismo come SD (ed anche qualche singola personalità ex Rifondazione) e gli orfani di un movimentismo gruppettaro che alla sinistra non serve proprio. Alla sinistra oggi serve un grande progetto socialista (che implica cioè la critica al capitalismo) in grado di aggregare un consenso sociale e politico maggioritario su come uscire a sinistra dalla crisi del capitalismo neoliberale. Non ci serve né una sinistra declassata e storpiata alla Covatta né il movimentismo inconcludente dei Paolo Cento o delle Elettra Deiana. Certo oggi di mezzo ci sono le elezioni comunali e provinciali; dopo Maggio Vendola dovrà fare delle scelte forti. L’entrata di SeL nel PSE è di quelle che possono avere forte impatto.

Per tali ragioni mi auguro che il maggior numero possibile di compagni di SeL diano forza al discorso che come Network abbiamo iniziato.

PEPPE GIUDICE


domenica 20 marzo 2011

Pettinari spacca la sinistra e Sel lancia Acquaroli

La corsa per il nuovo presidente della Provincia: il sindaco di Morrovalle candidato dai vendoliani, che non seguono il Pd e bocciano l'alleanza con l'Udc.

Macerata, 20 marzo 2011 - Quattro. Anzi, no: cinque. Rispetto al 2009, la griglia di partenza per l’elezione del nuovo presidente della Provincia quest’anno è decisamente più affollata. Franco Capponi corre per il centro destra (Pdl, Lega, La Destra, più civiche), Antonio Pettinari per un centro sinistra in versione marchigiana (Udc, Pd, Idv), Francesco Acquaroli, sindaco uscente di Morrovalle, per Sel, Luigi Gentilucci per la Lam (Lega autonomie municipali). A questi, poi, si deve aggiungere Tonino Quattrini, del Fronte Verde, che si è detto pronto a guidare il terzo polo, con porte aperte in particolare a Fli e Api, ma senza preclusioni verso altre formazioni. Un vero e proprio terremoto politico che, almeno per ora, ha agitato le acque soprattutto nel centro sinistra.

«L’assemblea del partito — afferma Esildo Candria, segretario provinciale di Sel — ha votato all’unanimità un documento nel quale si giudica impercorribile la proposta del Pd e nello stesso tempo candida alla presidenza della Provincia Francesco Acquaroli. Candidatura che sarà presentata la prossima settimana, insieme ad alcuni punti programmatici sui quali aprireremo il confronto con altre forze politiche e società civile. Certo è che l’accordo Pd,Udc, Idv non è la prosecuzione del cosiddetto laboratorio Marche, visto che in questo caso il Pd si è accodato all’Udc».

Sul piede di guerra anche la Federazione della sinistra (Rifondazione e Comunisti italiani): è arrabbiata con il Pd, la cui posizione di chiusura «pregiudica pesantemente la possibilità di vittoria contro le destre» e, soprattutto, con Sel. Il partito di Vendola, infatti, non ha partecipato all’incontro di venerdì sera, a cui erano state invitate le forze di centro sinistra che hanno governato la provincia fino al 2009. Una «rumorosa assenza», che ha sorpreso tutti, molto di più di quella dei rappresentanti di Pd e Idv, data quasi per scontata. Erano presenti, invece, oltre alle forze che compongono la Federazione della Sinistra, il Partito Socialista Italiano, con il segretario provinciale Ivo Costamagna, e i Verdi con il segretario regionale Gianluca Carrabs. Sono stati trattati alcuni temi programmatici e si è discusso su un’ipotesi di costruzione di alleanza a sinistra. «Discussione che è rimasta però monca a causa dell’assenza di Sel. A questo punto la Federazione della Sinistra non esclude nessuna ipotesi e si ritiene libera di assumere decisioni non solo rispetto alle elezioni provinciali, ma anche sulle alleanze nei comuni che si accingono al voto nell’imminente tornate elettorale».

DAL CANTO SUO l’Idv tira dritto e ha anche già ufficializzato i candidati della sua lista. In silenzio, ieri, sia il segretario provinciale del Pd, Roberto Broccolo, sia il candidato alla presidenza Antonio Pettinari (Udc). Certo è che i due si sono sentiti ieri mattina per definire le prossime tappe del percorso. Anche per spiegare bene i termini dell’accordo, tenuto conto che i mal di pancia, dall’una e dall’altra parte, c’erano e restano (a lato riferiamo della posizione dei veltroniani, ieri abbiamo dato conto della posizione dell’ex assessore provinciale Giorgi, Udc). I vertici del Pd, sancita la scelta, chiamano tutti ad uno sforzo unitario. E, in quest’ambito, molti sono quelli che adesso chiedono a tutti i big del partito di «metterci la faccia», Franco Capponi, candidato del centro destra, è già in piena campagna elettorale. A sostegno della sua candidatura ieri, nel corso di un incontro conviviale a Recanati, è intervenuto anche Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. E molte altre iniziative sono già state programmate. Oltre che alla lista del partito, grande è il fervore nel cercare di dar vita a liste civiche di appoggio alla sua candidatura: lo strumento attraverso il quale convogliare esponenti rilevanti della società civile, sindaci e amministratori. Intensa anche l’attività di Luigi Gentilucci, candidato della Lam. I tempi, comunque, stringono. Le forze politiche devono presentare le proprie liste 30 giorni prima del voto, vale a dire entro la metà di aprile. E questa volta, forse più del 2009, sarà proprio il peso territoriale dei diversi candidati a poter fare la differenza. In un quadro, questo è chiaro, molto più articolato e complesso.

di FRANCO VEROLI - http://www.ilrestodelcarlino.it


Libia, Italia, Europa - di Manfredi Mangano

Libia, Italia, Europa

di Manfredi Mangano*

lanciati 110 missili, ma le truppe del Colonnello hanno oramai raggiunto il centro città: si combatte casa per casa, e pesa sul mondo la scelta di aver combattuto una proxy war per un mese, anzichè muoversi diplomaticamente quando il Rais era debole, negoziando. Di fronte alla testardaggine suicida di Gheddafi, il regime sia finito: quanto sangue ci vorrà, ora che il colonnello controlla quasi tutto il Paese?

la Francia doveva eliminare il Colonnello, avversario nelle contese centrafricane, con cui però era entrato in fruttuosi affari, e recuperare un ruolo nelle vicende del Maghreb dopo che in Tunisia era stata identificata col regime. Si è affidata ai ribelli, che non erano però minimamente in grado di portare a termine la conquista della Libia, divisi e male armati come sono, e ha scientemente traccheggiato fino all'ultimo, garantendosi sia un adeguato supporto mediatico con storie di massacri che ricordano le finte fosse comuni del Kosovo e il traffico d'organi di bambini kuwaitiani della prima guerra del Golfo, sia la certezza che qualunque cosa verrà dopo Gheddafi, sarà del tutto dipendente dalle baionette straniere.

L'Italia ha oggi perso il suo partner geopolitico di rifermento nello scacchiere mediterraneo rinunciando a giocare qualsiasi ruolo autonomo: all'inizio, lasciamo fare al Rais, poi lo bombardiamo.

Avremmo potuto e dovuto partire da subito con una missione umanitaria sia a Tripoli che a Bengasi, anzichè farlo tardi, seppur massicciamente, quando la nostra immagine era oramai distrutta, e approfittare del momento in cui i ribelli avevano quasi raggiunto Tripoli per proporci come mediatori tra le due partiAvremmo dovuto coinvolgere da subito l'ONU e la UE, e sfruttare la debolezza del colonnello in quel frangente, per fargli accettare una forza di pace che si era detto disposto ad accettare, anzichè aspettare che si riprendesse il paese, ricoinvolgere l'ENI nell'estrazione e poi improvvisamente unirci ai bombardamenti per dare prova alla Clinton di quella fedeltà atlantica che sembrava messa in discussione dal partenariato con la Russia. Abbiamo invece traccheggiato, e ora ci troviamo una presunta coalizione di liberatori, scesa in campo a nostre spese, contro i nostri interessi e con un interesse per la democrazia libica esplicitato dalla presenza al suo interno di Quatar, Bahrein e Arabia Saudita, ossia i paesi che stanno reprimendo nel sangue le rivolte dei popoli arabi quanto e come Gheddafi.

Ci ritroviamo invece con una UE dal ruolo nullo o quasi, e Sarkozy, deportatore di rom, finanziatore di dittatori, fornitore militare dello stesso Gheddafi, connivente e alleato del nostro governo nella costruzione di lager nel deserto, che si presenta come liberatore del Paese e novello Thatcher, suggellando la cooperazione militare con la Gran Bretagna che va avanti dal 1998 e l'integrazione francese nelle manovre di Africom, che come evidenziato dai cablo di Wikileaks ha "ereditato" gran parte dell'impero francese nel centroAfrica in cambio di un ruolo di garanzia per gli interessi francesi da parte americana.

Turchia, Germania, Russia si sono opposte moderatamente, con la Turchia poi mossasi a supporto della no fly zone dopo la forte contrarietà iniziale. Alla Russia probabilmente è stata offerta un'accelerazione dell'entrata nel WTO, alla Turchia forse la fine del veto di Sarkò sulla sua entrata in Europa. La Cina si è opposta con maggior vigore, e lo scontro tra lei e la Francia si farà ora ancora più forte in Africa.

Il tentativo velleitario ma ambizioso di svincolare la nostra politica estera dall'asse esclusivo con gli USA si è risolto con la fine di ogni realistica prospettiva a breve termine: tramontato l'asse libico, resiste ma si fa tempestoso per l'arroganza di Gazprom quello con la Russia, la Francia ci ha scavalcati nei rapporti con la Turchia, della quale eravamo il primo sostenitore.

Il governo si è mosso in questi anni con grande approssimazione, seguendo le intuizioni personali di Berlusconi piegate ai desiderata anti-immigrati della Lega. La nostra politica mediterranea si è baloccata con il gas e inumani tentativi di contenere gli immigrati a cannonate e filo spinato, senza saper svolgere un vero ruolo di controllo nei confronti di regimi economicamente dipendenti da noi e dei quali non abbiamo saputo o voluto capire e affrontare evidenti fragilità (si pensi all'impasse sulla successione di Ben Alì). Eravamo l'unico paese, per cultura e ruolo storico, a potersi proporre come leader di un New Deal euromediterraneo, ma ci siamo accontentati di un protettorato economico sulla Tunisia e di usare Gheddafi come pompa di benzina e gendarme.

Si conferma ancora di più la necessità di una risposta socialista alla crisi dell'Europa: tutto il Continente è preda delle peggiori pulsioni del 1929, guerre coloniali, i ritorni di protezionismo evidenti negli scontri tra Francia e Italia sulle imprese strategiche, xenofobia montante in paesi come la Francia e addirittura l'Olanda, il neomercantilismo tedesco che affossa le economie della periferia europea, e la semiperiferia mediterranea che esplode quando vengono fuori le contraddizioni accumulate da anni di sfruttamento rapace da parte nostra, senza saper promuovere sviluppo vero e autonomo.

O l'Europa saprà ritrovare uno slancio solidarista continentale, o ci avviteremo in una serie di sfere di influenza nazionalistiche, tra Francia e Germania, che ridurranno l'ambizioso progetto europeo a una camera di compensazioni tra una Germania coloniale sull'est europea e una Francia persa in un'orgia di nazionalismo sciovinista. E noi, in mezzo, misera colonia.

*Consiglio Nazionale PSI

*Lega dei Socialisti - Marche

*Direzione Nazionale FGS


VENDOLA E il PSE

VENDOLA E il PSE

di Marco Palombi - Il Foglio

La via di Vendola alla scalata del PD si chiama Partito socialista europeo Che volesse "destrutturare il centrosinistra" l'aveva dichiarato un paio di settimane fa al sito di Libertà e giustizia, finora però quale fosse la sua via alla distruzione creatrice Nichi Vendola non l'aveva ancora detto. La risposta si chiama Partito socialista europeo, il rassemblement continentale a cui i democratici non possono aderire senza perdere gli ex democristiani. Il governatore della Puglia insomma - mentre Pier Luigi Bersani fa l'osservatore esterno e combatte con la voglia di PPE di Fioroni - si appresta a mettersi nella foto di gruppo con i Zapatero, i Miliband, i Papandreou e intestarsi una riconoscibile quanto "vendibile" tradizione politica riformista (un tempo da lui definita con sprezzo "governista"). Un primo accenno pubblico alla "svolta di Vendola" prossima ventura è toccato farlo, com'è giusto, domenica scorsa a Fausto Bertinotti: "Dobbiamo prendere atto del fallimento di due progetti: quello della costruzione di una sinistra alternativa e quello del Pd", ha detto commemorando il 90esimo della scissione comunista di Livorno: "Si impone un nuovo inizio che non può non partire da un rapporto col socialismo europeo". Ben tornati a Bad Godesberg, allora, e tanti saluti alla "Sinistra europea" con Izquierda Unida e Die Linke voluta proprio da Bertinotti. Queste, però, non sono solo le elucubrazioni di un ex presidente della camera diversamente occupato. Lo conferma un breve dialogo intercorso recentemente tra lo stesso Vendola e un deputato del Pd di rito socialista. Chiede quest'ultimo, in un casuale incontro alla Camera: "Ma tu che cazzo vuoi fare con questo partito?". Risposta secca di Nichi: "Il Partito socialista europeo". Conclusione: "Se lo fai, vengo con te". Non sarebbe il solo, peraltro, se è vero che nell'area ex ds per comodità nota come "dalemiana" comincia a circolare una certa preoccupazione per l'indebita occupazione di suolo riformista da parte del performer pugliese. In Sel, peraltro, una componente socialista c'è già e lo stesso Vendola ha ultimamente stretto contatti con ambienti del Pse: ormai va avanti e indietro da Bruxelles più che da Barletta e a fine novembre, per dire, ha ospitato in Puglia il capogruppo socialista all'Europarlamento Martin Schulz (quello del "kapò") . La cosidetta "sinistra del Pd"(Vita, Nerozzi, forse Cofferati e qualcun altro) è già in fibrillazione e lavora sempre più spesso col "Network per il socialismo europeo" dell'ex Legacoop Lanfranco Turci, ambasciatore vendoliano, in vista dell'ordalia delle primarie. L'unico ostacolo di Nichi, manco a farlo apposta, è la magistratura: ieri gli è ripiombata addosso l'inchiesta sulla sanità pugliese con annessa richiesta di arresto per il suo ex assessore e grande elettore alle primarie Alberto Tedesco, oggi senatore democrat. C'è da scommettere che il danno sarà tutto per Bersani. Perchè? Perchè Vendola è come la Ruthie di Bob Dylan: gli altri sanno solo ciò di cui avete bisogno, ma lui sa quello che volete.

sabato 12 marzo 2011

MACERATA - PRIMARIE SUBITO E LISTA UNITARIA DI SOCIALISMO E SINISTRA !

MACERATA - PRIMARIE SUBITO E LISTA UNITARIA DI SOCIALISMO E SINISTRA !
LA PROVINCIA DI MACERATA RINNOVERA' LA PROPRIA AMMINISTRAZIONE CON LE ELEZIONI PREVISTE PER 1L 15 E 16 MAGGIO 2010 !

LE ASSOCIAZIONI "SOCIALISMO E SINISTRA" E "LEGA DEI SOCIALISTI DELLE MARCHE" LANCIANO UN "APPELLO" AFFINCHE' LA SCELTA DEL PROGRAMMA E DEL CANDIDATO ALLA PRESIDENZA VENGA EFFETTIVAMENTE DAL BASSO... CIOE' DAGLI ELETTORI DEL TANTO DECANTATO "NUOVO CENTROSINISTRA" NATURALMENTE PER BATTERE LE DESTRE !

QUINDI IN PRIMO LUOGO, AUSPICHIAMO SUBITO....( SE SI VUOLE SI E'ANCORA IN TEMPO) UN PASSAGGIO DI PRIMARIE...ANZITUTTO DELLE IDEE E DEL CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA PROVINCIA DI MACERATA......


IL PARTITO CHE NORMALMENTE EVIDENZIA LA PRIMOGENITURA DELLE PRIMARIE NON CI VENGA A DIRE CHE E' TROPPO TARDI....O SI SENTE AUTOSUFFICENTE O PREFERISCE ALLEARSI CON I SOLITI CESPUGLI DI CORTE O ADDIRITTURA CON I CENTRISTI....NESSUN PROBLEMA......SI PRESENTINO ALLE PRIMARIE DEL "NUOVO CENTROSINISTRA MACERATESE" !!!


IN SECONDO LUOGO AUSPICHIAMO LA FORMAZIONE DI UNA LISTA UNITARIA ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE CHE METTA INSIEME LA MIGLIOR TRADIZIONE DELLA SINISTRA MACERATESE...PENSIAMO A TUTTA L'AREA SOCIALISTA E DEMOCRATICA, AL NUOVO MOVIMENTO GUIDATO DA "NICHI VENDOLA" (CHE CONSIDERA SeL SOLO UN INIZIO PER UNA SCOMPOSIZIONE E RICOMPOSIZIONE DELLA SINISTRA NEL SOCIALISMO) , AL MONDO AMBIENTALISTA, A TUTTE LE ORGANIZZAZIONI CIVICHE LOCALI CHE SONO DELLE GRANDI RISORSE SIA PER LE IDEE CHE PER GLI EVENTUALI CANDIDATI.... E A TUTTE LE COMPAGNE E I COMPAGNI SENZA UNA PARROCCHIA CHE VOGLIONO DARE IL LORO CONTRIBUTO......

NATURALMENTE AUSPICHIAMO ANCHE CHE CHI ANDRA' A CANDIDARSI IN UNO DEI 24 COLLEGI DELLA NOSTRA PROVINCIA SI SIA ACCORTO CHE ORMAI IL MURO DI BERLINO E' CADUTO DA ANNI.....

DIAMO LA POSSIBILITA' A TUTTI DI LEGGERE QUESTO APPELLO

GRAZIE !


domenica 20 febbraio 2011

Lettera di Nichi Vendola al Convegno di Livorno - 19/02/2011



Care compagne e cari compagni,

Vi ringrazio per l'invito alla vostra manifestazione, che ho molto gradito. L'occasione di una manifestazione della sinistra, promossa dalla rete dei socialisti, in una città tanto importante per la nostra storia come Livorno, è davvero una occasione preziosa che avrei voluto cogliere, ma impegni improrogabili me lo hanno impedito.
Pur non potendo partecipare, vi invio un caloroso incoraggiamento a proseguire nella attività di ricerca e di azione politica che avete intrapreso nel corso di questi mesi. Il vostro contributo, insieme a quello delle tante forze vive e sane che si muovono nella società italiana, è utilissimo per ricomporre, non certo nella nostalgia del passato, ma nella ricerca presente di una nuova cultura e pratica politica di progresso e di libertà, le ragioni fondanti dell'agire politico per l'uguaglianza e la libertà. La cultura politica dei socialisti è patrimonio indispensabile di questo nuovo inizio, di questa nuova fecondazione di una terra tanto inaridita qual è quella della sinistra. Il nostro cimento è e resta quello di interpretare l'ansia di cambiamento del paese, la voglia di riscatto e di giustizia dei tanti soggetti penalizzati dalle politiche dell'attuale governo di destra, ma anche da questo trentennio liberista e illiberale. Vogliamo provare ad uscire "da sinistra" dalla crisi odierna. Oggi è possibile, ma non scontato. Le spinte ad un superamento del berlusconismo per via emergenzialista, affidandosi ad una direzione moderata e conservatrice, sono presenti e minacciose. Eppure, dagli scioperi indetti dalla FIOM alle mobilitazioni studentesche, fino a giungere alla straordinaria mobilitazione delle donne domenica scorsa, c'è quell'Italia migliore che reclama spazio e futuro. Domenica prossima abbiamo indetto una manifestazione nazionale a Roma che abbiamo intitolato "Cambia l'Italia", dove saremmo lieti di invitarvi, perché pensiamo che cambiare l'Italia sia giusto, possibile e necessario. Cambiare l'italia per ritornare al centro del mediterraneo, oggi attraversato dai venti di rivolta e dalle aspirazioni alla libertà. Cambiare l'Italia per affrontare e sconfiggere la crisi, che è globale ma che in Europa è più sorda ed inquietante. Cambiare l'Italia a cominciare dalla sinistra, che dovrà legarsi sempre di più alle famiglie europee del progresso, a partire da quella socialista. Cambiare l'Italia per poter essere fedeli alla nostra costituzione, ancora oggi attualissima e largamente inapplicata nelle sue parti più lungimiranti ed innovative. Con sinistra ecologia libertà abbiamo avviato un cammino che ha l'ambizione di rispondere a queste domande di cambiamento, ma sappiamo che da soli non potremmo farlo. Cambiamo insieme, compagne e compagni! Cambiamo la sinistra e cambiamo l'Italia!

Fraternamente,

Nichi Vendola

Nichi Vendola candidato premier - Il cuore e il linguaggio di un leader



Per omaggiare il maestro Roberto Vecchioni riproponiamo questo video, realizzato tempo fa, con alcuni dei discorsi più significativi di Nichi Vendola. Come sottofondo musicale scegliemmo "Sogna, ragazzo sogna", un inno a non lasciarsi andare, a mettersi in discussione, a non vivere passivamente, a non tralasciare i sentimenti ma a coltivarli, a correre qualche rischio pur di affermare i propri idea.

domenica 30 gennaio 2011

PRIMARIE CAGLIARI, VINCE IL CANDIDATO DI SINISTRA E LIBERTA' (ZEDDA)! BATTUTO QUELLO DEL PD.....

PRIMARIE CAGLIARI, VINCE IL CANDIDATO DI "SINISTRA E LIBERTA'" (ZEDDA) ! BATTUTO QUELLO DEL PD.....

Disfatta del candidato Pd alle elezioni per la poltrona di sindaco di Cagliari, in Sardegna. Antonello Cabras, 61 anni, senatore, è stato sconfitto dallo sfidante di Sel, il giovane consigliere comunale e regionale Massimo Zedda con uno scarto di circa 500 voti. Quando ancora mancava un seggio, infatti, Cabras era fermo a 1750 voti contro i 2360 del candidato di Nichi Vendola.

Dunque da ieri sera è Zedda l’uomo che rappresenta tutta la coalizione di centrosinistra (l’Idv non ha partecipato alle primarie). Felice, il vincitore, su cui in pochi avrebbero scommesso, considerato il peso politico del senatore democratico. Sconcerto nella sede cittadina del partito democratico quando di fronte a quel dato, seppur parziale è diventato chiaro che Cagliari aveva doppiato Milano. Una sconfitta che brucia, inattesa eppure diventata sempre più palpabile quando è stato chiaro che l’affluenza alle urne sarebbe stata bassa: ieri mattina alle 11.30 erano andati a votare poco più di 1500 cagliaritani. Un trend che è andato avanti fino a sera.

Il calo dell’affluenza Ed è questa l’altra notizia che arriva dall’isola è il calo dell’affluenza, molto più pesante delle previsioni: il 20% in meno rispetto al 2006. 5700 votanti, su 160mila abitanti: cinque anni fa erano stati 7400; 10500 nelle consultazioni interne del 2007 quando a contendersi la segreteria erano stati proprio Cabras e Renato Soru, mentre per le primarie del 2009 quando la sfida si consumò tra Silvio Lai e Francesca Barracciu andarono a votare in 9500.

Davvero pochi i 5600 di ieri se si confrontano con gli elettori che nella stessa giornata in una città come Carbonia, che conta 40mila votanti, sono andati alle urne in 8mila, o con quelli di Capoterra dove alle otto di sera (i seggi chiudevano alle nove) avevano votato in 3mila, su 23 mila abitanti. Cosa è successo? «Il dato è tipicamente cagliaritano, in controtendenza rispetto a quello nazionale, dovuto soprattutto a questa bassa affluenza. Molto probabilmente - commenta il segretario Pd del capoluogo sardo, Iuri Marcialis - i nostri elettori sapendo che il Pd aveva un solo candidato non si sono preoccupati, hanno pensato che non fosse necessario recarsi in massa alle urne».

Eccola l’anomalia: il partito democratico è riuscito a Cagliari ad esprimere una candidatura unitaria, Antonello Cabras, tra l’altro dato per superfavorito dai sondaggi, si è seduto sugli allori. Marcialis dice che un calo dell’affluenza lo avevano messo nel conto, ma non in questa misura. E così ieri sera è stata fibrillazione nella sede cittadina del partito perché dai conti che gli addetti ai lavori si erano fatti lo sfidante più “pericoloso” Zedda, aveva un pacchetto certo di oltre duemila voti. Previsione azzeccata, stando ai fatti. Gli altri candidati, Giuseppe Andreozzi, avvocato in campo con i Rossomori, Tiziana Frongia, medico, per i Verdi e l'indipendente Filippo Petrucci, giovane studioso e freelance, le speranze di vincere erano davvero poche, come hanno dimostrato i risultati, essendosi attestati su percentuali tra il 5 e il 6%.

Cabras in America E Cabras ha saputo come è andata ieri sera in tarda serata poco dopo essere sbarcato all'aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York. dove è dovuto andare da vicepresidente della Commissione Difesa e sicurezza della Nato, assieme a una delegazione di parlamentari e sarà impegnato in incontri e riunioni sino al 4 febbraio. Giorno in cui Zedda scoprirà nome del candidato del Pdl quando i vertici del partito saranno a Roma proprio per parlare di Cagliari. Per il momento in campo c'è solo Massimo Fantola, Riformatori.Giustifica


domenica 16 gennaio 2011

Voto Fiat : Una sconfitta di misura dal profumo di trionfo, che la sinistra attuale non ha fatto nulla per meritare.

Una sconfitta di misura dal profumo di trionfo, che la sinistra attuale non ha fatto nulla per meritare.
di Franco Bartolomei

Roma, 14/01/2011 - La percentuale altissima di No espressi dai lavoratori di Mirafiori, pur in presenza di condizioni di forte condizionamento psicologico, rappresenta , ben al di la' del merito aziendale del giudizio negativo su un piano di riorganizzazione della produzione nell'impianto, un segnale di contrarieta' fortissimo al progetto di riorganizzare, come prima risposta forte da destra alla crisi, i sistemi di governo delle dinamiche sociali .

Rappresenta un NO forte e chiaro al tentativo di governare le conseguenze sociali della crisi , e organizzare una possibile riattivazione dei processi di crescita, riducendo le rappresentanze sociali ad eclusivo momento interno ad una gestione meramente attuativa degli equilibri esistenti, economici , finanziari, e sociali, predeterminati da processi decisionali riservati in gran parte a tecnostrutture esterne alle sedi istituzionali deputate alla espressione della sovranita’ popolare.

Sotto questo profilo l'esito del voto, che purtroppo la sinistra ufficiale con pochissime eccezioni non ha minimamente cercato di favorire preferendo stare alla larga da una disfatta data per sicura, rappresenta per la Sinistra Italiana una occasione eccezionale per avviare finalmente una riflessione critica sulla propria incapacita' di proposta e sulla bassissima qualita' dei propri livelli di rappresentativita' sociale.

Una riflessione che costituisce la premessa inevitabile della rifondazione di una grande nuova forza unitaria della Sinistra, Socialista e Democratica, che possa definire , proporre, e condurre a compimento un progetto di governo autenticamente alternativo alle ragioni sociali di un sistema di rapporti economici e finanziari la cui crisi verticale compromette lo sviluppo futuro della nostra societa', e minaccia la stessa tenuta sostanziale della nostra Democrazia.

Nella analisi particolare emerge come il risultato del voto riflette in modo fedele, nella media dei voti espressi nei diversi reparti, il concreto inserimento dei singoli lavoratori all'interno dei processi produttivi della fabbrica.

Coloro che vivono in modo piu' stringente la compressione degli spazi nella riduzione forzata dei tempi di interruzione ha votato in maggioranza NO, e chi ha visto nella sostanza non alterata la natura e la qualita' delle modalita' della propria prestazione lavorativa ( come gli impiegati, o i turnisti di notte) ha votato in stragrande maggioranza SI.

La differenza ponderale del voto nelle due diverse reazioni, per cui la risposta negativa all'accordo avviene con un differenziale molto minore rispetto ai reparti, di numero minore, dove la risposta è favorevole, dipende direttamente dalla paura della chiusura della fabbrica, spudoratamente instillata dall'amministratore delegato Fiat.

Il resto sono chiacchiere.

Resta il risultato finale, assolutamente impensato prima del voto,di quasi la meta' dei dipendenti che mettono a rischio il proprio futuro per dire di no ad un accordo che comprime i loro diritti, e rende molto piu' faticose le proprie condizioni di lavoro.

Questo risultato rappresenta una sconfitta gigantesca di chi ha pensato di poter modificare le relazioni industriali con atti d'imperio, e si ritrova in mano una risicata maggioranza ottenuta sulla paura di perdere il lavoro.

L'esito finale della consultazione tra i lavoratori assume quindi un significato politico assolutamente incomparabile con quello assunto dal referendum sulla scala mobile del '84, che aveva come obiettivo quello di favorire , attraverso un decreto articolato e compensativo del governo, e non del padronato, una tutela del salario reale, come infatti accadde, attraverso un raffreddamento dell'inflazione, e non produsse alcuna alterazione in termini autoritari dei rapporti tra le parti sociali.

Per tali ragioni appare assolutamentei improprio ed ingannevole qualsiasi tentativo del governo, del padronato Fiat , o di commentatori per nulla indipendenti, di richiamare quel precedente per sostenere la fattibilita' di un disegno di revisione delle relazioni industriali fondato sulla compressione della autonomia negoziale piena ed incondizionata dei lavoratori, da imporre attraverso lo smantellamento di un sistema di rappresentanze fondato sulle libere adesioni reali dei lavoratori ai sindacati e la sua sostituzione con l' opposto criterio della preventiva adesioni di questi alle proposte aziendali come fonte di legittimazione.

Questo voto a Mirafiori, al contrario, chiude ' un ciclo storico di ritirate sociali, e di oscuramento culturale delle classi subalterne, iniziato con la marcia dei 40.000 alla fiat nell'autunno '80, che non a caso si conclude con la maturazione nella coscienza comune della consapevolezza della fine di un intero modello di sviluppo fondato sulla idea della assoluta omologazione dei comportamenti collettivi alle logiche economiche e della presunta superiorita' " etica" delle scelte d'impresa.

E' la manifestazione di un mutamento di orientamenti e di sentimenti in atto nel profondo nella coscienza della societa' che segna un mutamento epocale .

Da oggi ognuno e' piu' libero!

Cerchiamo di fare meglio il nostro dovere e di essere un po' tutti all'altezza delle nuove possibilita' che si aprono dinanzi a noi , e sopratutto cerchiamo di meritare l'aiuto che, non tanto a sorpresa , abbiamo ricevuto dagli operai di Mirafiori.

FRANCO BARTOLOMEI


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