domenica 27 giugno 2010

IL GRANDE SPIRITO DELLA SINISTRA - Carolus Felix

IL GRANDE SPIRITO DELLA SINISTRA


27/06/2010 - Discorso del Comandante Carolus all'assemblea fondativa della Lega dei Socialisti.

Queridas compañeras y compañeros,


Gli indiani d’America quando sapevano di doversi battere in una battaglia cruciale, in cui era in gioco, non solo la loro vita, ma lo stesso destino del loro popolo, la sopravvivenza della loro identità e cultura, dicevano: “Oggi è un buon giorno per morire”, perché sapevano che combattevano non solamente per i loro fratelli e le loro sorelle, ma per tutte le forze di quella natura animata e animante che orientava la loro esistenza continuamente, dalla loro nascita alla loro morte, e che la morte non era che un passaggio per diventare, a loro volta, componenti integrali di quelle stesse forze che avrebbero continuato a guidare le loro generazioni future in un perfetto equilibrio di condivisione e sinergia. Ebbene, io oggi vi dico: “Oggi è un buon giorno per rinascere”, oggi noi siamo qui riuniti, non solo con lo spirito dei presenti, ma anche con quello dei nostri gloriosi antenati, quelli che, a partire da Labriola, da Turati, Treves e da Mondolfo, fondarono il più antico e glorioso partito politico della storia d’Italia su basi umanistiche. Era allora un grande partito, prima della rovinosa scissione del 1921, ed ora è ridotto all’ombra di se stesso, in procinto di celebrare un congresso in cui i suoi atomi entreranno in fibrillazione per la sopravvivenza di una altrettanto piccola molecola da situarsi in non si ancora quale organismo, forse persino alieno. E mentre accade questo, mentre il PSI stenta molto a proporre qualcosa di concreto, il PSE, in cui noi della Lega dei Socialisti ci riconosciamo pienamente, è molto chiaro e deciso nel voler affrontare i nodi fondamentali della crisi; ecco i punti essenziali delle sue proposte, purtroppo poco divulgate in Italia e ancor meno applicate: Per migliorare la qualità del lavoro, è essenziale ridurre la vulnerabilità e rafforzare i diritti dei lavoratori. Questo obiettivo dovrebbe essere una priorità delle linee direttrici per l’occupazione. La governance della strategia deve essere rafforzata. Tutte le formazioni del Consiglio dei ministri devono svolgere un ruolo nella sua attuazione, in particolare il Consiglio degli Affari sociali e occupazione. La dimensione sociale è essenziale e deve essere divulgata in maniera trasversale in ogni strategia. La strategia deve essere dotata di finanziamenti necessari per conseguire i propri obiettivi. Dobbiamo sviluppare nuovi strumenti finanziari, ambiziosi e innovativi. L’onere fiscale dovrebbe gradualmente spostarsi dal lavoro al capitale, in particolare verso la speculazione finanziaria e l’inquinamento. C’è da chiedersi se, rispetto a ciò, molti partiti della cosiddetta opposizione italiana non siano piuttosto posizionabili a destra. C’è da chiedersi chi veramente si riconosca nelle direttive del Socialismo Europeo, se vi si riconoscono coloro che criticano chi non vi ha ancora aderito, pur non facendo essi nulla di concreto per dimostrare di aderirvi pienamente, o procedendo addirittura in senso inverso con accordi sindacali, ad esempio, che non rafforzano ma, anzi, riducono sensibilmente i diritti dei lavoratori. Accordi capestro fatti con la complicità di buona parte di un mondo sindacale colluso con le logiche padronali. Però nonostante ciò, io continuo ad avere un grande rispetto per queste storia e, vi dirò, anche per la molecola rimasta, almeno formalmente, del socialismo italiano. La mia tessera eccola qua, me l’hanno spedita (è quella del 2009 e se non cambieranno sensibilmente le cose in tempi brevi, probabilmente sarà l’ultima) con l’invito a partecipare ad un Congresso che so però nato con sbarramenti e regole non del tutto trasparenti, e che vuole essere celebrato all’insegna di una identità da rivendicare a tutti i costi, già, ma cosa è una identità? Il Dalai Lama insegna, con la sua millenaria saggezza, che una identità non esiste intrinsecamente, non c’è se essa risulta priva di cause e di relazioni. Non può dunque essere ribadita, anche una identità politica, solo in senso autoreferenziale, senza cioè tenere conto della sua storia, della sua progettualità e della relazione che vuole avere con altre componenti politiche. Noi dunque siamo qui per ribadire che l’identità socialista non può risultare semplicemente da una delibera congressuale di un piccolo, piccolissimo partito. Noi siamo qui per dichiarare che la nostra identità socialista è il frutto di una antica storia e che ha una progettualità precisa e tutto ciò lo abbiamo più volte riaffermato e discusso anche con i nostri convegni e con il nostro sito. E’ una identità che non può che essere condivisa anche da chi non milita in un partito che si chiama socialista ma che sostiene concretamente gli stessi valori socialisti, specialmente in SEL, e che non può che misurarsi con altre che già, ovunque nel mondo, e specialmente in Sudamerica ed in Europa, segnano la differenza rispetto ad una globalizzazione a senso unico neoliberista, in cui la legge è al servizio del profitto, in cui si attua il nuovo sistema totalitario del XXI secolo che si chiama PLUTONOMIA. Un sistema che sta portando alla desertificazione culturale delle coscienze, con l’uso privilegiato dei mezzi mediatici per produrre una sorta di villaggio globale del grande fratello, costituito essenzialmente da due categorie: i pochi ricchi e famosi ed i molteplici miserabili e guardoni. E’ lo stesso sistema che sta annientando i ceti medi ovunque nel mondo e producendo uno squilibrio sempre maggiore tra chi ha moltissimo e chi ha poco o niente, usando, per difendere la costruzione di questi privilegi, tutte le risorse e tutte le armi a sua disposizione, comprese quelle di distruzione di massa. Specialmente in quelle aree del mondo abbandonate al principio della “prescindenza”, dalle quali cioè il mercato monopolista e razzista globale, prima prescinde e poi, quando ne vuole fare una discarica delle sue scorie “demoradioattive” si scatena, specialmente contro la vera razza da annientare, una razza “aliena” alle sue regole, senza colore e senza altra possibilità di essere riconosciuta che il denaro che non possiede. La razza dei poveri, ontologicamente condannati all’inferno della dannazione per emarginazione ed indifferenza. Ai poveri si dà in primis “uranio impoverito” sotto forma di bombe, poi eventualmente, se lo accettano, quello che avanza ed è “esportabile” dalla tavola imbandita dei ricchi che, per i Lazzari del mondo, è sempre più alta e irraggiungibile. Dalla Cecenia all’ Afghanistan, nessun Socialismo e nessuna democrazia si affermerà mai a forza di rovinosi “effetti collaterali”, facendo piovere bombe su anziani, donne e bambini, ma questi eterni valori potranno vincere, oggi come ieri e sempre, solo lottando contro i totalitarismi e i terrorismi di ogni colore e Stato e contro ogni forma distruttiva di imperialismo economico e militare. Questo inferno però, lo sappiamo, si sta espandendo anche nel nostro Paese in cui gli stipendi dei lavoratori dipendenti vengono bloccati e falcidiati, le pensioni non bastano nemmeno per sopravvivere sopportando indecenti oneri fiscali , le politiche a favore della famiglia sono solo fiato elettorale, che diventa immediatamente dopo il voto, alitosi mefitica. Sono operai ricattati e costretti, spesso con la complicità di forze pseudo sindacali collateraliste, a condizioni capestro per mantenere il posto di lavoro, giovani condannati ad un destino di precariato interinale fino a quando inevitabilmente diventeranno vecchi con pensioni da fame, sono milioni di italiani che, con lo stipendio, non arrivano più alla terza settimana del mese. Sono i lavoratori, ma anche alcuni dei loro datori di lavoro, che crepano nell’indifferenza generale suicidandosi per disperazione, sono migliaia di immigrati ridotti come schiavi, bastonati e deportati, messi in quelle galere in cui la pena di morte è diventato un tragico fai da te. Hanno persino limitato i diritti dei diversamente abili, tolto la pensione di accompagnamento a persone affette da sindrome di Down. Già solo questo dovrebbe far arrabbiare tutte le persone che hanno un cuore che ancora batte e spingerle ad una vera rivoluzione. Ma tutto questo, purtroppo, in altre forme è già successo in Italia e fu documentato in questo libro di Matteotti: “Un anno di dominazione fascista”, eccolo qua, con i suoi capitoli sulle speculazioni, le riduzioni dei diritti degli operai, i salvataggi delle industrie e delle banche, le sperequazioni fiscali..Matteotti fu ammazzato per questo, più che per il suo discorso in Parlamento o per eventuali scandali petroliferi, perché questo libro già circolava in Europa e nel mondo, offuscando l’immagine di Mussolini, ecco, i socialisti oggi dovrebbero giurare tutti su questo libro per “rifondarsi”. Oggi, quindi, in Italia si impone, non come una semplice opzione, ma come un imperativo categorico della coscienza morale e della prassi politica, una battaglia di civiltà contro la barbarie, una barbarie tecnologicamente avanzata che rischia persino di spaccare questo paese e di vanificare le conquiste risorgimentali, quelle della Resistenza, ed i diritti acquisiti nelle dure lotte dei lavoratori negli anni 70.
Però oggi, cari compagni, le lotte non si possono più fare per una sola bandiera o da soli, ma bisogna concertarle e combatterle con un fronte molto ampio, chiamando a raccolta tutte le tribù sparse nella terra del grande Manitoba della Sinistra Italiana. In particolare con chi, pur credendo in tali principi ed appartenendo ad una gloriosa tradizione storica e politica, risulta oggi confinato nella “riserva” dell’extraparlamentarismo, e devono essere coordinate con quelle forze sindacali che non solo esigono ancora lo scrupoloso rispetto dei dettami costituzionali, delle contrattazioni nazionali e dello Statuto dei Lavoratori, ma riescono anche a coordinarsi con altre forze rappresentative del mondo del lavoro, in Europa e nel resto del mondo, per conseguire i medesimi obiettivi di emancipazione e dignità professionale, per evitare che il lavoratore venga trattato come “un vuoto a perdere”, come “un usa e getta”, come una “merce in svendita”.
Nell’era della globalizzazione a senso unico neoliberista, è infatti necessario combattere, con tutte le risorse e le forze politiche e sindacali disponibili, per una nuova globalizzazione a senso pluralmente condiviso, socialista ed ecologista, tenendo per fermi alcuni valori essenziali che sono i seguenti:

Non esiste Socialismo nelle destre che praticano tagli e macelleria sociale, il Socialismo non è una delle tante culture che possono arricchire un progetto destinato a costruire una sinistra alternativa e di governo. No, cari compagni, il Socialismo E’ la sinistra, ovunque nel mondo, e dunque a chi dice che in Italia esso deve sciogliersi e deve essere soltanto un humus come tanti per fecondare il progetto di un vago centrosinistra collateralmente “alternativo” alle stesse politiche neoliberiste, guerrafondaie e monopoliste di sempre, o necessario per l’affermazione di un qualsiasi leader che non si riconosce in pieno in questa identità, in questa storia, in questa prassi di valori e stenta pure a dichiararsi socialista, noi rispondiamo: no! Perché se in Uruguay, in Brasile, in Bolivia, in Spagna, Francia, Germania e in altri pesi dell’Europa e del mondo vincono o tornano a vincere e cambiano le cose, partiti e leader dalla spiccata propensione e dall’identità marcatamente socialista, noi non possiamo essere diversi e tanto meno pretendere che altri, con storie e tendenze storicamente consolidate e prevalenti nel mondo, si adattino alla specifica anomalia italiana. Quella che, anziché fondare la sua progettualità ed identità politica su precise culture e relazioni internazionali, pretende di autocelebrarsi in orti botanici o in assortiti parchi biofaunistici: Ulivi, Margherite, Giraffe, Caimani o quant’altro. Quella che crede che la politica del futuro, destinata a fare terra bruciata della nostra migliore cultura politica, si debba fondare su predellini padronali, o su generiche quanto male assortite consorterie, che di democratico hanno solo il ferreo ed intramontabile centralismo di potere.
Ed è un Socialismo Liberale il nostro, che non sarà mai retaggio di alcuna destra perché, come lo stesso Rosselli ebbe a dire: “La parola liberalismo ha servito purtroppo a contrabbandare merci di così varia specie e natura, e fu a tal punto per il passato orto borghese, che mal si piega oggi il socialista ad impiegarla. Ma qui non è che si voglia proporre una nuova terminologia di partito. Si vuole solo ricondurre il moto socialista ai suoi principi primi. Si vuol solo dimostrare come il Socialismo, in ultima analisi, sia filosofia di libertà”

Per questo, ricordando che una vera libera identità si fonda sempre sul principio della causalità e della relazione, e che non scaturisce per contrapposizione, bensì per condivisione, noi vogliamo fondare la Lega dei Socialisti, riaffermando la nostra storia, la sua originalità, la sua consustanzialità e oserei dire la sua sinonimia con il concetto stesso di sinistra, e quindi la impossibilità di relegarla in un aspetto marginale della medesima . Noi vogliamo fondarla sullo stesso concetto di condivisione, in nome di quella che, come ho fatto notare, è l’unica alternativa su scala globale, al devastante neototalitarismo della PLUTONOMIA, della legge al servizio del profitto, e che ha conseguenze tragiche ed annichilenti non solo per gli esseri umani più fragili ed indifesi, ma anche per la natura, sottoposta, per questo, al massacro della sua biodiversità.
Noi vogliamo dunque un Socialismo “relazionato” e trasversale a tutte le componenti politiche della sinistra oggi esistenti, un Socialismo plurale e condiviso, che non si arrocca nel misero tentativo di mantenere alcuni meschini privilegi neofeudali da politicanti valvassini attaccati al loro piccolo e traballante feudo territoriale, in un medioevo barbaramente proteso a ribadire la norma del “si salvi chi può” con i soldi di chi vuole. Crediamo invece che il nostro impegno debba essere rivolto a costruire anche in Italia, su basi socialiste, una sinistra che sia in grado, con le altre forze che lottano per lo stesso fine su scala globale, di coordinare i suoi sforzi per realizzare un futuro rivoluzionario di pace e di uguaglianza e soprattutto di crescita non tanto dei profitti ma, in particolare, dei valori umani e culturali.
Si impone dunque un grande patto federativo su base socialista tra tutte le tribù, le componenti sparse della sinistra, affinché possano unanimemente convergere su una piattaforma programmatica di cui la nostra Lega vuole essere promotrice, senza pregiudizi, rancori o autolesionistiche lotte intestine di egemonia e di potere. Per questo abbiamo bisogno di una ramificata organizzazione territoriale, diffusa in tutta Italia che coordini i suoi sforzi ed operi concretamente con i suoi membri attraverso iniziative concrete, condividendo il suo operato con chi vi è già presente e all’opera, ad esempio con le fabbriche di Nichi, straordinaria testimonianza di vitalità giovanile, creatività ed impegno civile, per un vero e proprio ribaltamento della politica dal basso, con il contributo essenziale di un grande leader come Vendola che ha fatto grandi cose per la sua regione e più farne di ancor più grandi per l’Italia.
Ecco, io ho visto qualche tempo fa Vendola parlare in un video su FB ai bambini di una scuola dei valori dell’educazione, della Costituzione, e ciò ha ravvivato la mia speranza ma mi ha anche suscitato una certa amarezza, perché vedete, cari compagni, in quella scuola i maschietti avevano il loro bel grembiulino azzurro e le femminucce quello bianco e l’insegnante che seguiva con attenzione il discorso di Nichi era un prete. Bene! L’istruzione è pubblica perché anche la scuola privata si rivolge a tutti e dovrebbe farlo a parità di condizioni e con risorse proprie, come sancisce la Costituzione, però io, santo Manitoba, francamente Nichi vorrei vederlo parlare, magari ricordando qualche bel discorso di Calamandrei, anche in una di quelle scuole pubbliche che cascano a pezzi, che non hanno nemmeno più i soldi per comprare la carta igienica, dove i genitori ormai fanno le collette per assicurare i beni essenziali. Quelle che quando c’è un terremoto cascano in testa ad alunni e docenti, perché chi le ha fatte costruire ha pensato più a speculare per il suo sporco profitto anziché ai nostri figli, specialmente ai figli di quelli che non potranno permettersi mai la retta astronomica di una scuola privata.

Vorrei vederlo in quelle scuole dove si fa la macelleria sociale, mettendo nel tritacarne docenti, materie, ore preziose di insegnamento, dove quelle che vengono spacciate per riforme, in realtà, sono soltanto delle efficientissime motoseghe che desertificano la stessa speranza di un futuro migliore, dove decine di migliaia di docenti vengono licenziati senza scrupoli dopo decenni di onesto lavoro che ha avuto solo un piccolo difetto perpetrato nel tempo: quello di essere precario.
Compagni, io persino mi vergogno a parlare della laicità dello Stato, perché in uno Stato in cui c’è bisogno di ribadire questo valore, vuol dire che lo Stato manca del suo requisito base, della sua sovranità popolare e della sua conseguente libertà ed autonomia. Ma che Stato è quello in cui ad una sovranità, già per altro limitata da più di mezzo secolo per fattori storici e geopolitici, si aggiunge una ulteriore limitazione? Perché in esso la libertà di ciascuno anziché essere, come Kant ci insegna, un postulato della Ragion Pratica, risulta un corollario di dogmi e principi elaborati da un altro Stato, quello del Vaticano? Vedete, compagni, io non voglio muri, nemmeno di cartone, io voglio quella libertà che è in primis dignità, dialogo e rispetto per tutti; Ma che sia Rispetto Vero, per il Grande e Santo Spirito dell’Universo!
Però io sono fiducioso, perché credo fermamente che noi, cari compagni, possiamo davvero rinascere da quello “Spirito di verità che ci farà liberi”, secondo ciò che dice Giovanni nel suo Vangelo: “lo Spirito, come il vento, soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito”. Ascoltiamo dunque il richiamo di quello stesso Spirito che attraversa e abbatte come un tornado i confini delle religioni, delle confessioni, delle nazioni e delle ideologie e che ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.
E che sta gonfiando potentemente anche le vele della nave di Nichi e lo chiama a tenere ben salda la barra del timone e a raccogliere intorno a sé l’equipaggio migliore per giungere finalmente nel porto di una vera e concreta alternativa politica senza naufragare.
Per questo continueremo a remare e a issare anche le nostre vele e a impugnare la nostra bandiera, cari compagni, quella del Socialismo, la vera rosa rossa dei venti della sinistra mondiale; e se tutto ciò non basterà, noi proseguiremo lo stesso anche su una piccola zattera, anche in pochi o in quanti saremo, considerando la necessità imprescindibile di presidiare, non già una opzione politica, ma un imperativo categorico, un modello di civiltà, e rilevando che già, da quando ci ritrovammo per la prima volta qui, siamo ormai molti di più.
Abbiamo iniziato con un grande sogno, pur essendo in pochissimi e persino con alcuni dubbiosi, con in un minuscolo blog, mentre ora, a poco più di un anno, già siamo una componente nazionale, con un sito visitato e letto da moltissimi compagni. Abbiamo sostenuto la candidatura del nostro compagno Franco perché siamo tuttora convinti che non sia in cerca si strapuntini nella segreteria di un partito di proporzioni molecolari, ma perché sappiamo che i contenuti della sua lotta sono gli stessi che hanno sempre ispirato ciascuno di noi, quelli per cui è nata ed è cresciuta la nostra associazione e con i quali un numero sempre più elevato di compagni ci segue con spirito di fratellanza e condivisione. Certo, possiamo anche perdere, ma non per questo smetteremo di lottare, perché lo sappiamo, lo diceva anche il grande CHE GUEVARA: “Chi lotta può perdere ma chi non lotta ha già perso” Così, come Leonida alle Termopili, a chi ci deride o ci ritiene incapaci di proseguire il cammino, a chi ci esorta a tornare in più comodi “ovili”, a gettare le armi, risponderemo: Molòn Labé: VENITE A PRENDERLE! Laicità dello Stato, giustizia sociale interna ed internazionale, pace, libertà di iniziativa individuale e politica secondo i dettami costituzionali, la questione del lavoro, e la piena occupazione come “variabile indipendente”, per cui saranno le altre variabili a doversi adeguare a questa. Un diverso rapporto tra partiti e società civile, in cui sia quest’ultima a dettare le condizioni della libertà dei primi e non viceversa. Questi sono i principi lombardiani intramontabili che animano questo ambizioso progetto, sono gli assi portanti di una nuova civiltà della Libertà e del Lavoro.

Libertà e Lavoro, è questo dunque il nostro motto, per cui vale la pena di sacrificarsi e vivere in questo giorno, così come in tutti gli altri a venire..hasta la victoria siempre ! Venceremos !

martedì 22 giugno 2010

Il PSE indica le linee guida sulla crisi economica.

Il PSE indica le linee guida sulla crisi economica.


Il PSE indica le linee guida per affrontare in maniera politicamente corretta e “di sinistra” la crisi economica che stiamo attraversando.Ecco il testo del cocumento della Direzione del PSE:

"I Lavoratori e i cittadini non debbono pagare il prezzo della crisi".
Questo è essenzialmente il messaggio dei ministri dell’Occupazione e degli Affari sociali socialisti europei (PSE). La strategia Europa 2020 può essere uno strumento importante per la coesione e il progresso sociale, economico ed ecologico, ma deve ancora essere migliorata.

I ministri hanno individuato cinque priorità progressiva per migliorare la strategia di Europa 2020:


1. Il Consiglio Occupazione, Politica Sociale, Salute e Consumatori (EPSCO) deve fissare un obiettivo ambizioso per ridurre la povertà. L’obiettivo dovrebbe essere quello di ridurre il numero delle persone che vivono appena al di sotto o al di sopra della soglia di povertà: almeno 20 milioni entro il 2020.

2.
Misure di sostegno attivo alla creazione di posti di lavoro e il rafforzamento della domanda di lavoro deve essere rafforzato negli orientamenti integrati. Gli investimenti pubblici e privati dovrebbero essere reindirizzati ad aree di lavoro non soddisfatte e vettori quali la crescita verde.


3.
Per migliorare la qualità del lavoro, è essenziale ridurre la vulnerabilità e rafforzare i diritti dei lavoratori. Questo obiettivo dovrebbe essere una priorità delle linee direttrici per l’occupazione.


4.
La governance della strategia deve essere rafforzata. Tutte le formazioni del Consiglio dei ministri devono svolgere un ruolo nella sua attuazione, in particolare il Consiglio degli Affari sociali e occupazione. La dimensione sociale è essenziale e deve essere divulgata in maniera trasversale in ogni strategia.


5.
La strategia deve essere dotato di finanziamenti necessari per conseguire i propri obiettivi. Dobbiamo sviluppare nuovi strumenti finanziari, ambiziosi e innovativi. L’onere fiscale dovrebbe gradualmente spostarsi dal lavoro al capitale, in particolare verso la speculazione finanziaria e l’inquinamento.



lunedì 21 giugno 2010

Compagni: giovani piddini crescono

Compagni: giovani piddini crescono

di Tommaso Greco*

Qualche giorno fa, un po’ in sordina, la Cina popolare pensionava la parola compagno: fuori tempo e, con le diseguaglianze sociali cinesi, anche un po’ di cattivo gusto. Il Pd aveva anticipato Pechino di un paio di anni, abolendo l’epiteto in questione alla fondazione del nuovo partito. Meglio così, devono aver pensato il già dirigente di spicco comunista Veltroni e una parte dei nuovi sodali con un passato nella sinistra diccì, ci liberiamo da un passato ingombrante. Perché il Pd è una cosa nuova, di pacca. Gli italiani non hanno applaudito alla novità e hanno spedito al governo Berlusconi e Bossi. Da allora il Pd è stato alla ricerca, burrascosa, di una identità. Sconfitto nelle consultazioni che contano, traballante sulla posizione da tenere in Europa, costretto a tra cambi di segretario in anno (Veltroni-Franceschini-Bersani). Con Bersani le cose dovevano andare a posto: basta con il partito liquido dei loft, basta con le liaisons forcaiole.

Dopo quasi un anno dall’insediamento della nuova segreteria, invece, si aprono nuovamente le rese dei conti interne. Frutto, forse, dei mal di pancia e delle frustrazioni di un partito che, anche cambiando le formule, non riesce ancora ad essere percepito come alternativa di governo.

Ci si lacera sulle posizioni in politica economica? Ci si azzanna su temi sensibili della politica energetica, del lavoro, dell’istruzione? Ci si consuma in irrisolvibili diatribe sulla linea da adottare in politica estera? Tze! Vi piacerebbe. La pietra dello scandalo è un attore, Fabrizio Gifuni, che da un palco saluta la platea del Pd “Care compagne, cari compagni…”. Non sia mai. Così un gruppo di baldi giovinotti, senz’altro su iniziativa propria e non suggerita da qualche scaltro esponente dell’opposizione interna, prende carta e penna: Caro Bersani, “..abbiamo l’età del Pd e vorremmo che anche la nostra tradizione politica fosse quella del Pd. Ti scriviamo perché vorremmo renderti cosciente del nostro disagio di fronte a parole e comportamenti che guardano in maniera ingiustificatamente romantica al passato..”. Nei corridoi si vocifera il più alto sdegno per l’uso della parola, che viene bollata come comunista.

Permettetemi di essere pedante e romantico. Compagni erano i socialisti democratici che in Europa hanno costruito un sistema, certo perfettibile, in cui si incontrano mercato e giustizia sociale. Compagni è il termine accostato a Brandt e Mitterrand, Palme e Soares, Papandreu e Pertini. Compagni sono i socialisti che, in tutta Europa, costituiscono l’unica alternativa credibile al governo delle destre. E che con il comunismo non hanno nulla a che spartire.

E non è per la parola compagno, che mi sento di entrare in polemica, ma per la scelta dei giovani gruppi dirigenti della sinistra italiana. Se sono questi, forse i prossimi è meglio sceglierli, come del resto è stato autorevolmente fatto da altri, tra i pluribocciati alla maturità. Almeno avranno aperto i libri di storia o quantomeno letto i giornali che riportavano l’affermazione socialista in Francia alle ultime consultazioni. Forse ne ha parlato persino youdem. Ignoranti o strumentalizzati? Certo al ballo delle debuttanti questi giovani piddini hanno fatto una magra figura.

*21/06/2010 - http://www.leragioni.it



domenica 20 giugno 2010

Dalle occasioni perse a una nuova sinistra

Dalle occasioni perse a una nuova sinistra

di Felice Besostri*

Parafrasando Friedrich Dürrenmatt - per cui il più grande stratega militare di ogni epoca, più grande di Alessandro Magno, Cesare e Napoleone era il barista del caffè dove faceva colazione ogni giorno: non aveva, però, mai potuto dimostrarlo perché faceva il barista e viveva in un paese neutrale, la Svizzera - il più grande leader della sinistra italiana vive tra di noi, ma non potrà mai diventarlo perché non è iscritto ad alcun partito ed è di orientamento Socialista.

I partiti (ogni volta che dico o scrivo “partiti” l’associo ad “andati”) della sinistra italiana sono in saldo e i loro militanti, disperati o esasperati (parola colta per dire “incazzati”), sono nel migliore dei casi perplessi. Non c’è una proposta politica entusiasmante in campo: in meno di tre anni abbiamo bruciato Rosa nel Pugno, Costituente Socialista e quel movimento che l’aveva preceduta (penso ad esempio a Bertinoro) Sinistra Arcobaleno, Sinistra e Libertà e Sinistra Ecologia Libertà. Le Fabbriche di Niky non sono ancora entrate in piena produzione. L’unica cosa chiara è il padrone testimonial, ma non il mercato di sbocco del prodotto: un centrosinistra rinnovato o una nuova sinistra? La contraddizione con gli entusiasmi che periodicamente percorrono la sinistra è forte: la manifestazione di massa a San Giovanni con il primo Cofferati, la formazione di Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo (un nome che da solo era un programma, infatti il socialismo europeo cadde subito nel linguaggio comune e nella prassi quotidiana) un fatidico 5 maggio, stretto tra l’anniversario di Marx e la morte di Napoleone, il Congresso SDI di Fiuggi, la manifestazione del 24 ottobre 2007, l’assemblea della ormai ex SeL del 20 dicembre 2008, persino il Congresso del PSI di Montecatini o più lontano ancora gli Stati Generali della Sinistra di Firenze (lo stesso luogo dove anni dopo si celebrarono i funerali dei DS- solo ora mi è venuto in mente che forse non è stata una scelta casuale, ma fortemente simbolica): ho volutamente fare accenno a fenomeni tra loro molto diversi, ma alla cui base c’era lo stesso stato d’animo. Stati d’animo, appunto, non accompagnati da un progetto di medio e lungo periodo e da gruppi dirigenti determinati perché convinti. Ci sono nodi strutturali, storici, ideologici e psicologici da sciogliere: averne almeno la consapevolezza. Invece si sono costruite risposte per far fronte ad appuntamenti elettorali e l’orizzonte temporale dei gruppi dirigenti della sinistra (le ultime regionali ne sono state l’ultimo esempio) è quello della legislatura in corso, del suo rinnovo e dell’elezione del Presidente della Repubblica, quando non è il Consiglio di Amministrazione della RAI o, scendendo sempre più in basso il proprio personalissimo progetto di vita. Non che non sia giusto occuparsi dei destini personali, ma piuttosto di quelli dei milioni di cittadini colpiti dalla crisi o dei non cittadini, che vivono in condizioni di emarginazione come immigrati, specialmente se clandestini.

Il nodo strutturale è costituito dall’assenza di un partito chiaramente egemone, anche se non unico, a sinistra, relazionato, sia pure con reciproca autonomia, con un movimento sindacale unitario. Il nodo ideologico, caratteristica peculiare dell’Italia, della persistenza della divisione del XX° secolo tra socialismo democratico e comunismo, con valenza politica, è il fattore che impedisce l’incorporazione della sinistra italiana in quella europea, maggioritariamente rappresentata dai partiti del PSE. Quello psicologico è costituito dalla persistenza di un risentimento e dalla diffidenza reciproca con forti radici nel passato: come se i morti, ad esempio Craxi e Berlinguer, avessero für ewig afferrato, anzi sequestrato, i vivi. La crisi economica e finanziaria globale ha messo in crisi l’ideologia neoliberista, ma i partiti socialisti, la sinistra in generale, non ne hanno tratto alcun vantaggio elettorale, in quanto non percepiti come portatori di un progetto credibile nell’immediato per l’uscita dalla crisi e a più lungo termine di un progetto di un diverso modello di sviluppo. Su questo solo alcuni spunti. La dicotomia non è tra “Stato” e “Mercato”, ma tra “Pubblico” e “Privato”. Perciò quale “Stato” e quale “Mercato”: una pubblica amministrazione, clientelare e corrotta, non è meglio di per sé di un mercato poco regolato per il solo fatto di essere pubblica. Sarebbe preferibile ripensare alla programmazione piuttosto che alla proprietà pubblica dell’alimentare. La lotta all’evasione non può recuperare l’evasione storica, se non con una imposta patrimoniale, e instaurando una effettiva equità fiscale.. altro che Flat Tax e concorrenza fiscale: gli evasori italiani hanno aliquota 0%, a prova del più vantaggioso paradiso fiscale. La difesa dei principi costituzionali della progressività della tassazione (art. 53), e della finalità sociale dell’iniziativa economica (art. 41), fa parte delle scelte di fondo di ogni politica economica. Se non si riesce a sciogliere questi nodi, i discorsi sono già terminati. Al più potremmo scambiarci idee e suggestioni in qualche seminario di studio, ma senza traduzione politica; e si sa, “le idee camminano sulle gambe degli uomini”, come non si stancava di ripetere Pietro Nenni.


*Roma 17 giugno 2010, Senato della Repubblica, Palazzo Bologna, sala Santa Chiara, Seminario “Il Socialismo Europeo e la Crisi Economica” promosso da “Le ragione del Socialismo”, “Mondoperaio”, “Libertàeguale”, “Fondazione Socialismo”


sabato 19 giugno 2010

Per l'alternativa al centrodestra nella provincia di Macerata

ALLEANZA PER IL CAMBIAMENTO
Per l'alternativa al centrodestra nella provincia di Macerata

di Daniele Principi

"Con il Commissariamento della Provincia di Macerata si chiude finalmente un teatro dell’assurdo durato più di due settimane.
Ora che la situazione si è definitivamente chiarita, riteniamo opportuno fare alcune considerazioni e rivolgere un appello a tutte le forze di opposizione alla Giunta Capponi.

Invece di continuare a discutere se l’accoglimento del ricorso presentato dalla LAM sia stato o meno una fortuna per la nostra Provincia, noi pensiamo sia giunto il momento di iniziare ad aprire un confronto serio tra tutte le forze che si oppongono e si sono opposte alle politiche portate avanti dall’ Amministrazione Provinciale nel corso di quest’anno a guida del centrodestra.
Una Giunta provinciale che è stata incapace di risolvere le annose problematiche riguardanti il nostro territorio, prima fra tutte la questione dei rifiuti, che stiamo continuando a spedire a Fermo (a pagamento) per via di una mancata capacità di operare delle scelte coraggiose in tal senso. Oggi il compito primario che siamo chiamati a svolgere è quello di creare una grande alleanza riformatrice cementata su basi politico-programmatiche serie, non imputabile di ambiguità, volta a sconfiggere la coalizione di centro-destra. Questa alleanza dovrà però per forza di cose fondarsi sull’elemento distintivo della novità. Non potrà quindi limitarsi alla riproposizione in toto dei vecchi schemi che si sono rivelati perdenti. E’ quindi necessario aprire, fin da subito, un dialogo serio e costruttivo fra tutte le forze di opposizione, sia quelle presenti oggi in Consiglio Provinciale, sia quelle che sono rimaste fuori, per creare le condizioni necessarie al varo di un’alleanza dai caratteri forti e in grado di confrontarsi con la competizione elettorale: UN’ALLEANZA PER IL CAMBIAMENTO.


La novità necessaria deve anche rivelarsi in una reale innovazione delle pratiche.
Il mutato quadro politico rispetto allo scorso anno ci impone delle considerazioni che non possono essere disattese in questa fase molto fluida.

Per questo, come "Sinistra Ecologia e Libertà" della Provincia di Macerata crediamo che il metodo vincente per scegliere il candidato alla guida di un’ipotetica coalizione riformatrice sia quello delle primarie di coalizione, come dimostrato dalle Elezioni comunali di Macerata.
Esperienze locali e nazionali ci dimostrano come, se affrontate con lo spirito giusto di unità e compattezza, le primarie possono rappresentare un’importante mezzo con il quale far crescere la partecipazione dei cittadini alla politica e uno strumento utile con il quale aprire spazi democratici ed elementi programmatici che altrimenti rimarrebbero soggiogati alla dialettica politica.
Elementi che, in fondo, non sono altro che la linfa vitale di ogni coalizione di centrosinistra e dei quali ci siamo troppo spesso dimenticati."

Daniele Principi
Coordinatore provinciale
Sinistra Ecologia e Libertà



NIKI VENDOLA..... LEADER DI QUALE SINISTRA?

NIKI VENDOLA...LEADER DI QUALE SINISTRA ?

di Tamara Moroni

18/06/2010 - Prendo spunto dall'inserimento di una breve presentazione che Marilisa ha prontamente riportato sull'assemblea provinciale di SEL che si è tenuta ieri sera, per illustrare con più precisione il senso del mio intervento. Tra le altre questioni tematiche, in ogni intervento che c'è stato si è parlato di Vendola quale leader del centro sinistra e ognuno ha riflettuto su questa questione che è piuttosto cruciale all'interno della sinistra. La mia visione sostazialmente è questa. Come mi sono già espressa, ritengo che la figura, la personalità e la statura di Niki Vendola, per noi arrivi in questo particolare momento storico-politico come una manna dal cielo. Io non scorgo in lui quel rischio che alcuni o tanti intravedono nella deriva personalistica del leader e per un semplice fatto: Vendola è già di per sè un leader carismatico quindi non si può arginare, contener, ciò che s'impone "motu proprio" nel cuore della gente. Io credo invece, che esattamente in virtù di questa breccia che Vendola ha aperto negli animi di molti italiani, si debba dargli tutta la spinta, l'appoggio e la forza che merita, perchè comunque nessuno è qualcuno da solo. A noi spetta quindi potenziare la sua forza di leader, non certo per farne un'icona ma per cogliere in lui quel seme di rinascita che da tanto aspettiamo. Vendola non è un "falso profeta", dunque attenzione a non perdere questa straordinaria opportunità. Non è fanatismo il mio alla "meno male che Silvio c'è". Le differenze tra la leadersheap di Berlusconi così come si è imposta dal nascere fino ad oggi e quella di Niki Vendola è abissale; L'una cala dall'alto con preciso calcolo strategico, l'altra proviene dal basso ed ha in sè quei contenuti e aspettative di cambiamento ideale e reale di cui si avverte il bisogno. Attenzione ripeto quindi, a non banalizzare il fenomeno Vendola, volendolo far rientrare a forza entro categorie di capipopolo già sperimentate. Non è lui il nostro problema attuale o futuro, semmai lui rappresenta il giusto aggancio per risolvere- almeno da un punto di vista di rappresentanza- un groviglio di situazioni che hanno portato troppi di noi alla sfiducia nella capacità di espressione della sinistra italiana. L'Onorevole Calzolaio in apertura degli interventi, sollevava tra le altre una riflessione circa il legame tra SEl e Niki Vendola, giungendo alla conclusone - se non ho capito male- che non è necessaria un'identità tra le due entità,in quanto SEl è una cosa, Vendola un'altra, benchè SEl gli appartenga. Ed ecco qui il punto chiave per definire il nostro percorso in vista del prossimo Congresso nazionale. L'intervento di Calzolaio sottolinea secondo me, che non c'è rapporto di reciprocità oggi fra l'uomo e quella che è la sua costola di partito e che quindi se è realistico e opportuno pensare oggi che puntare tutto sulla personalità (non persona!) di Vendola possa rappresentare un possibile rischio di fallimento qualora un qualsiasi motivo o imprevisto possa inficiare la sua figura positiva, non da meno comporta un' esposizione al rischio , ostinarsi a investire energie e risorse in un partito o movimento in cui Vendola oggi non si riconosce pienamente e che domani potrebbe neanche più esserci. Allora ,io penso e concludo, mi sento di dire come ho già detto ieri sera, che l'atteggiamento più prudente per noi, in attesa di quegli sviluppi di cambiamento dei nuovi assetti partitici che avverranno nel prossimo futuro in tutti gli schieramenti, non solo di sinistra, e delle scelte stesse che farà Vendola in prima persona, dovremmo avere la capacità di vivere Niki Vendola come la nostra stella polare e al contempo, mettere in atto tutti quei comportamenti che la nostra linea guida ci suggerisce, attraverso un impegno concreto nelle nostre realtà locali, per non rimandare oltre una risposta efficace alle tante istanze che urlano giustizia da ogni parte. Che poi questo lo facciamo come SEL, come Fabbriche, nelle Università o come " apostoli " di sinistra, non importa. Intanto facciamo per e col nostro credo. Si vedrà poi che nome darà a questo esercito di "impegnati" al suo fianco il leader Niki Vendola in cui ci riconosciamo.



L'ANPI PER GAZA

L'ANPI PER GAZA


L'ANPI di Macerata, in collaborazione con la Campagna Solidarietà Palestina - Marche, ha deciso di impegnarsi in una campagna di raccolta fondi per Gaza da destinare all' Associazione ONG Palestinian Medical Relief Society di Gaza.

Il PMRS è una organizzazione medica fortemente radicata nella comunità, fondata nel 1979 da un gruppo di medici e infermieri palestinesi per far fronte alla progressiva decadenza del servizio sanitario logorato da anni di occupazione israeliana (si occupa in particolare di cure per l'infanzia, progetti per la salute delle donne, progetti di counselling e sostegno psicologico, educazione alla salute).

Dal 2007 Gaza è la più grande prigione a cielo aperto del mondo e dal 2008 la situazione – dopo l'operazione Piombo fuso lanciata da Israele – è ulteriormente peggiorata.

Non ci sono sbarre ma filo spinato, muri e blocchi per impedire contatti con l'esterno. Israele, nonostante sia stato accusato di crimini contro l'umanità, continua a decidere della vita di oltre un milione e mezzo di Palestinesi.

A Gaza non possono entrare materiali per la ricostruzione, ferro, cemento ma anche medicinali, cibo, acqua e generi di prima necessità. Quel poco che arriva passa attraverso i tunnel sotterranei scavati tra la Striscia e l'Egitto.

A Gaza è impossibile bonificare il terreno pieno di materiali tossici, lanciati dagli Israeliani durante i bombardamenti con lo scopo di provocare tumori e problemi di sterilità nella popolazione palestinese e aumentare la trasmissione di malattie tra i neonati.

Gaza si trova in piena emergenza umanitaria.

Per questo motivo ognuno di noi può e deve contribuire concretamente a spezzare il muro dell'isolamento non solo fisico e materiale e della continua e sistematica violazione dei diritti umani. Le ONG locali che lavorano sul territorio, i cooperanti e la popolazione palestinese devono sentire la vicinanza di chi vive in altre parti del mondo.


MARTEDI' 22 GIUGNO ORE 21.30
HOTEL CLAUDIANI, VICOLO ULISSI, 8 MACERATA

Il Dott. Abdal Hadi Abu Khousa, rappresentante del PMRS e responsabile per l'Italia dell'Associazione ci parlerà della sua esperienza di vita e professionale nella Striscia di Gaza.

Per info
www.anpimacerata.it
www.pmrs.ps
www.newweapons.org


Tutti possono contribuire alla raccolta fondi: basta 1 euro!

Il numero di conto corrente del PMRS lo comunicheremo nei prossimi giorni. L'Associazione è costretta a cambiarlo continuamente per via dei bombardamenti che colpiscono le banche


venerdì 18 giugno 2010

Vendola alla scoperta del Nordest - IL Nordest alla scoperta di Vendola

Vendola alla scoperta del Nordest
IL Nordest alla scoperta di Vendola

di  ILVO DIAMANTI

17/06/2010 - Se non l’avessi visto con i miei occhi, ne avrei dubitato. Ma lunedì scorso, all’assemblea annuale dell’Associazione Industriali di Vicenza, c’ero anch’io. Nella Sala della Fiera, stracolma di associati. Gli imprenditori vicentini – è noto – non sono un pubblico facile. Soprattutto per chi sentono “lontano”.. Per chi ritengono troppo “romano”, statalista, torinese, comunista (una somma dei “vizi” precedenti). Negli anni Novanta, in questa stessa sala, fischiarono Pietro Marzotto. Reo di aver dichiarato il suo voto alla sinistra. Ma, soprattutto, di essere – e di agire come – un “grande” imprenditore in un mondo di “piccoli”. Era il tempo della ribellione del Nordest.
Non importa che Marzotto, la sua famiglia e la sua azienda fossero, anzi, siano: venete, vicentine, di Valdagno. Retroterra dell’impresa del Nordest. Agli occhi dei “piccoli” era la “Fiat che si annida tra di noi”. Il capitalismo alleato con lo Stato romano. Dieci anni dopo, sempre a Vicenza, sempre alla Fiera, si svolgeva il convegno del Centro Studi Nazionale di Confindustria, dedicato alla competitività. Era il 18 marzo 2006, vigilia delle elezioni politiche, il cui esito pareva segnato dal trionfo di Prodi e dell’Ulivo. Ma, in  quell’occasione, Silvio Berlusconi riuscì a risvegliare gli “animal spirits” degli imprenditori. Inveì contro i profeti della spesa pubblica, il partito delle tasse. In una parola: i comunisti. E contro gli imprenditori alleati della sinistra. Dunque, traditori. (Della Valle, in prima fila, si agitava, in modo plateale. Ma neppure Montezemolo pareva contento). Berlusconi: galvanizzò la “sua” gente in mondovisione. Da lì la rimonta, che lo condusse quasi a ribaltare una competizione già perduta. Secondo tutti.
Vicenza è, dunque, una piazza esemplare. Un laboratorio del “nuovo imprenditore” e dell’Italia nuova. Utile a testare “nuovi prodotti” del mercato politico. Soprattutto per la sinistra, mai troppo amata da queste parti. Per queste ragioni, ciò che è successo lunedì scorso all’Assemblea degli industriali di Vicenza ha sorpreso. A dir poco. Sul palco, al centro della scena, moderati da Ario Gervasutti, direttore del Giornale di Vicenza, si confrontavano Luca Zaia e Nichi Vendola. Il governatore del Veneto, eletto con un plebiscito di voti, due mesi e mezzo fa. Accanto al governatore della Puglia. Comunista, omosessuale, cattolico (perfino praticante). Terrone. Politico di lungo corso. Rieletto dopo una  campagna elettorale lunga e contrastata.
Insomma, quanto di più vicino (Zaia) e distante (Vendola) dalla sensibilità e dall’ideologia degli imprenditori del Nordest. Facile attendersi una riedizione del passato. Se non i fischi a Vendola, almeno il trionfo di Zaia. Eppure, nello stesso ambiente in cui Marzotto era stato fischiato, Prodi snobbato e Berlusconi osannato, una platea di oltre 1000 imprenditori  ha riservato a Vendola un’accoglienza prima rispettosa, poi cordiale e infine apertamente calorosa. Riprendiamo, dal Giornale di Vicenza, l’opinione di due industriali (Stefano Dolcetta e Massimo Carboniero, intervistati da Marino Smiderle): “Zaia lo conoscevamo e ha confermato le sue qualità, ma Vendola è stato una vera sorpresa.
Magari nel Sud tutti gli amministratori pubblici fossero come lui”. In quella sede, peraltro, il governatore della Puglia non ha fatto l’accomodante. Ha difeso le ragioni del suo governo regionale, del Sud  e della sua parte politica. Ha attaccato i tagli di Tremonti, che “uccidono le Regioni” e riducono i governatori a “curatori fallimentari”, impediscono alla sanità di curare i malati e di fare ricerca. Quanto alla Lega, ne ha riconosciuto la base popolare. Ma ha sostenuto che, sul territorio più industrializzato d’Italia, essa ha  deposto “uova di serpente”. Perché ha offerto risposte sbagliate a problemi reali. Aggiungendo che non la demonizza, perché lui le persone le rispetta. Anche le più lontane dal suo pensiero e dalle sue convinzioni.
Vendola ha detto cose molto di sinistra e molto distanti dalla mente degli industriali vicentini e di Zaia. In modo appassionato e competente.
Per la precisione: non avevo mai ascoltato –né incontrato –  Vendola, fino ad allora. E non ho mai votato per i partiti in cui egli ha militato.  Ma la sua performance mi è sembrata degna di nota. E -   quel che più conta – lo stesso hanno pensato gli oltre mille imprenditori – piccoli e medi – accalcati a Vicenza. Il che mi pare ancor più degno di nota. Un segno che i piccoli e medi imprenditori vicentini, quelli che votano per Zaia e osannano Berlusconi, possono ascoltare con attenzione, interesse – e, perfino, condivisione – uno come Vendola. Di sinistra,  omosessuale, cattolico (praticante) e terrone. La prova, parallelamente, che uno di sinistra ecc….  può suscitare attenzione, interesse – e perfino condivisione – anche presso un pubblico considerato ostile. Senza interpretare la parte di quello di sinistra che dice cose di destra.
Non voglio tirare conclusioni “universali”, da questo episodio. In particolare, riguardo alla leadership della sinistra. Semmai, mi serve a ribadire un concetto, a cui tengo particolarmente – anche se, da qualche tempo, non è di moda.
La storia non è mai scritta una volta per tutte. In qualche misura, almeno, la scrivono le persone. Per cui: non è scritto, una volta per tutte, che i piccoli imprenditori del Nordest reagiscano malamente – per un’allergia genetica – ogni volta che, di fronte a loro, si presenti un leader di sinistra. Né che la sinistra – o il centrosinistra: chiamatelo come volete – sia destinata a perdere, sempre e comunque, in Italia e nel Nordest. Perché “gli italiani e quelli del Nordest sono fatti così”. Naturaliter di destra, oppure leghisti. Dipende – almeno in parte – dalle persone, dalle idee. Dal modo in cui le persone esprimono e testimoniano le idee. Se uno come Vendola – senza televisioni, aziende e grandi partiti alle spalle – può vincere e rivincere nel profondo Sudest. Se uno come lui riesce farsi apprezzare e applaudire nel profondo Nordest. (Anche se il presidente degli industriali vicentini, Zuccato, ha definito la Puglia “il Nordest del Sud”).
Se questo avviene: nulla è impossibile.

giovedì 17 giugno 2010

Sinistra Ecologia Libertà Tolentino - Comunicato Stampa

Sinistra Ecologia Libertà Tolentino
Comunicato Stampa

L’Assemblea di Sinistra Ecologia Libertà svoltasi a Tolentino l'11 Giugno scorso per valutare la sentenza del Consiglio di Stato che, riconoscendo le ragioni del ricorso della L.A.M. (Lega Autonomie Municipali), ha sottolineato ancora una volta la sconfitta della Politica quando questa punta a restringere gli spazi di Democrazia, come è avvenuto alle ultime elezioni Provinciali, si augura che gli “stregoni” della Politica imparino la lezione e si mettano in moto (se sono ancora credibili) per aprire un serio dialogo con la L.A.M. in vista delle prossime elezioni Provinciale onde verificare se ci sono le condizioni programmatiche per un’alleanza nell’ambito del centro sinistra, posto che nelle ultime Regionali la L.A.M. è stata alleata di Spacca e del PD.
L’Assemblea poi non ha potuto esimersi dal prendere posizione circa quanto accaduto in seno al Consiglio Comunale del giorno precedente, durante il quale si è consumata la disfatta della Maggioranza costituita dal Partito Democratico e Voce alla Città.
Il Gruppo dirigente del PD e il Sindaco, forse per nascondere le loro responsabilità ed inefficienze, hanno scaricato addosso alla Voce tutte le colpe. La lezione che si è impartita in quell'illustre consesso è stata dunque la seguente: è impossibile governare con “appena” sei assessori su sette e con un C.d.A. dell’A.s.s.m. tutto scelto dal Sindaco e dal Gruppo Dirigente del PD. E' impossibile governare se il solo ed unico Assessore di Voce Alla Città ogni tanto ha la malsana idea di dire come la pensa su vari argomenti e magari anche di dissentire. Si è voluto pertanto, con agile mossa, far fuori l'ultimo dei mohicani accaparrandosi anche il settimo assessore. E visto che c’erano perché rinunciare al Presidente del Consiglio? E ciò nonostante tutti i Consiglieri intervenuti, sia di maggioranza sia di minoranza, ne avessero elogiato l'operato.
Forse tutto questo è da collegare alla ritrovata unità del PD? Magnificata in ogni intervento di quel gruppo ? O sarà invece che per raggiungere quella incensata unità erano necessari altri posti di prestigio per soddisfare gli appetiti di tutti? Auspichiamo che non sia vera la seconda ipotesi, posto che, diversamente, effimero e poco durevole sarebbe il ritrovato idillio.
Ma al di là delle presunte beghe familiari del PD, non possiamo sottrarci dal censurare la gravità di quanto accaduto nell'ultimo Consiglio Comunale laddove, applicando una logica e un metodo aberranti, si teorizza il Partito Unico e, soprattutto, il Pensiero Unico che nulla hanno a che fare con la democrazia. L’Unità che noi riteniamo più forte è quella che si realizza fra diversi soggetti, con programmi e obiettivi comuni nell’interesse generale.
Lo spettacolo che è stato messo in scena non può preoccupare solo chi spera di realizzare una coalizione di Centro Sinistra seria e Democratica, a partire da tanti onesti elettori del PD che non condividono questi metodi di far Politica, ma deve preoccupare tutti i cittadini che si aspettano un nuovo slancio Democratico e di sviluppo nella nostra città, così duramente provata dalla crisi economica e occupazionale.
D'altra parte la speranza di riscatto per Tolentino non può sicuramente essere la Destra, e tanto meno la Destra di Tolentino che non ha saputo fare altro che accordarsi con questa Amministrazione in merito alle decisioni più discutibili.


mercoledì 16 giugno 2010

La lega dei Socialisti.... parte !

La lega dei Socialisti.... parte !
di Giuseppe Giudice

Così Domenica 27 Giugno Ore 9. Centro Congressi Via Cavour 50/A, Roma, nello stesso locale dove tenemmo il convegno del 1 Febbraio, vi sarà l’Assemblea costitutiva della Lega dei Socialisti per la Sinistra. Non un partito, non una corrente, non assemblaggio di ceto politico ma un luogo dove si ritrovano militanti, intellettuali, sindacalisti per rivendicare la centralità del pensiero e del progetto socialista nel processo di ricostruzione della sinistra italiana. Un laboratorio politico, dunque. Consapevole che in tale processo di ricostruzione ha carattere preminente la ricostruzione di una cultura politica legata strettamente ad un progetto di trasformazione sociale. Quindi un laboratorio “attivo” non pura accademia sul passato e sul futuro del socialismo, ma un centro di elaborazione coinvolto nel vivo della battaglia politica concreta per l’affermazione dei valori della sinistra e nella lotta contro la destra e quindi partecipe delle grandi battaglie democratiche per la giustizia sociale e per la difesa delle libertà personali e collettive. L’adesione alla Lega sarà compatibile con la iscrizioni ai vari partiti della sinistra: a SeL, al PSI, a quegli amici e compagni nel PD che vivono un travaglio politico dovuto alla mancanza di identità e di progetto di quel partito e ..perchè no , anche a quei compagni iscritti alla Fed Sin che non condividono il minoritarismo identitario di Ferrero. Ma è evidente che di fatto l’interlocutore privilegiato del nostro progetto è costituto da SeL e dalla idea di Vendola di una sinistra larga in un centrosinistra alternativo. E non perché noi vogliamo diventare una corrente esterna di SeL (la caratteristica della Lega è la sua profonda autonomia) ma perché vediamo in SeL l’idea di un processo aperto e non presuntuosamente autosufficiente (soprattutto nella visione di Vendola) e crediamo che il governatore della Puglia possa essere punto di riferimento di una ricostruzione della sinistra e della riorganizzazione del centrosinistra di cui parlavamo prima.
Noi in questo processo vogliamo portare le nostre idee e la nostra visione non come verità assolute da imporre a chicchessia ma quale elemento imprescindibile del dibattito. Vogliamo contribuire a delineare il profilo identitario del nuovo soggetto politico che deve nascere alla fine del processo e che non sarà SeL (essa si definisce come punto di partenza e non approdo definitivo) e meno che mai il PSI attuale. Vogliamo dire la nostra su un tema cruciale: che senza socialismo non esiste sinistra (lo ha detto Alfonso Gianni che certo non proviene dalla storia del PSI). E lo vogliamo dire al di fuori di un vuoto identitarismo di sigle. Vogliamo solo far capire che la sinistra potrà ritrovarsi solo in un progetto del Socialismo del XXI Secolo.

PEPPE GIUDICE

domenica 13 giugno 2010

E' GIUNTA L'ORA !

E' GIUNTA L'ORA !


di Carlo Felici
Domenica 27 Giugno. Ore 9. Roma, Centro Congressi, Via Cavour 50/A, nei pressi della Stazione Termini: ASSEMBLEA FONDATIVA DELLA LEGA DEI SOCIALISTI.

Aperta alla partecipazione e all'adesione di tutti coloro che credono che nel mondo: dal Sudamerica all'Europa, solo una grande aggregazione socialista può contrastare la desertificazione culturale e la macelleria sociale delle destre neoliberiste. Condividiamo insieme un nuovo progetto unitario aggregativo a sinistra, fondato non su orti botanici o parchi biofaunistici, ma su valori umani solari intramontabili. Può aderire chiunque tra gli iscritti di SEL, del PSI, del PD, di altri partiti della sinistra o anche tra i non iscritti a partiti e tra coloro che sono attivi in associazioni della società civile. Reagiamo con un grande slancio politico, morale e civile alla riduzione del Socialismo Italiano ad un'associazione di naufraghi stretti in una piccola zattera alla deriva nell'oceano delle sue contraddizioni. Voliamo più in alto!

PON A VOLAR EL SOCIALISMO !


Il documento che segue costituisce la traccia base del Manifesto fondativo della Lega dei socialisti. Si invitano i compagni interessati a trasmettere integrazioni e suggerimenti che saranno riordinato dal Comitato promotore e riesaminati in sede di assemblea.

Manifesto della Lega dei Socialisti - Per una società di liberi ed eguali

BOZZE

Roma 27 giugno

1- L’assenza in questi anni di una presenza e di una cultura socialista è una componente rilevante del degrado del nostro paese. Solo da noi, anche tenendo conto delle difficoltà oggettive che hanno coinvolto il socialismo europeo, si è sostenuta la necessità del superamento dei valori e di una esperienza quale quella del movimento socialista, determinando una anomalia nella nostra vita politica. In realtà anche questa pretesa rappresenta una evidenza del declino di questo paese. E’ tempo che questa anomalia venga superata iniziando dalla riproposizione dei principi fondanti dell’eguaglianza, della libertà, della democrazia. Solo l’offuscamento della ragione può considerare come superati questi principi. E’ tempo che si costruisca anche nel nostro paese una grande forza socialista capace di rappresentare tutte le anime di una sinistra riformatrice, la domanda di lavoro, di dignità, di giustizia, la capacità di elaborare le riforma che portino verso una globale, diffusa e nuova qualità della vita sociale e pubblica. Questa è, peraltro, l’esigenza che emerge anche dalla necessità di superare la gravissima crisi economia e finanziaria in atto a livello internazionale. Questo è il compito di ogni socialista, questo è l’impegno della Lega dei Socialisti.

2 – Questa drammatica crisi economica e sociale, che ha colpito pressoché tutti i paesi, conclude e sanziona l’esperienza liberista avviata negli anni settanta. Con quella politica s’intendeva non solo sostituire l’impronta keynesiana del dopoguerra ma, anche e in primo luogo, quella dalla storia del movimento socialista. Non è un caso che con una incredibile inversione della realtà (oltre a tutto dopo le rilevantissime risorse pubbliche impegnate per il salvataggio del sistema finanziario) si accusa ora questo movimento di essere la causa della crisi e di bilanci pubblici negativi non più sostenibili.

Gli interessi liberisti diffusi sotto varie spoglie, non intendono certo, meditare responsabilmente sui disastri prodotti, ma, giocando anche sulle debolezze del movimento socialista e della sinistra in genere, intendono caricare sulle risorse pubbliche collettive le perdite e gli errori accumulati lasciando sostanzialmente inalterate le cause e i meccanismi del sistema, arrivando alla sfacciataggine e alla disonestà intellettuale di attribuire alla sinistra la responsabilità di quegli stessi fallimenti e dei conseguenti oneri sui bilanci pubblici.

Noi pensiamo che non sia sufficiente contrastare questa offensiva liberista, occorre sconfiggerla e recuperare valori e comportamenti conseguenti. Questo deve essere uno dei compiti della Lega dei Socialisti.

3- In questi anni numerosi e gravi errori sono stati compiuti dalla sinistra, in primo luogo la debolezza dell’aggiornamento dell’analisi politica a vantaggio di una acquiescenza alla moda liberista. Errata è stata la posizione assunta, alle volte anche a sinistra, di considerare superato il movimento e i valori espressi dal movimento socialista, dimenticare le analisi sul funzionamento del sistema capitalistico, scoprire il cittadino consumatore come indistinta figura finale di un processo produttivo finalizzato al consumo. Noi crediamo che sia necessario superare questa lunga fase di annebbiamento chiamando in primo luogo tutti i socialisti ad operare per rinnovare analisi, responsabilità , comportamenti. La Lega dei Socialisti si propone di operare in questa direzione tenendo presente la priorità dei valori dell’eguaglianza e della libertà come bussola della decisioni politiche, riconoscendo nella elaborazioni e attuazione delle riforme il ruolo della sinistra socialista. A questi fini occorre produrre un processo di ricostruzione della sinistra italiana, che porti l’insieme delle forze di progresso a recuperare una visione strutturale dei processi di riforma sociale ed economica necessari per uscire dal disastro in cui la crisi del modello liberista ha gettato l’intero occidente sviluppato e che nel nostro Paese si presenta in termini aggravati dai precedenti limiti qualitativi e quantitativi dello specifico sistema economico, sociale e culturale. .

4- Noi non temiamo il mercato ma a condizione che non sia uno strumento per accrescere le disuguaglianze economiche e le dislocazioni dei poteri, e riteniamo che il socialismo rappresenti l’estensione della democrazia. Noi sappiamo, infatti, che possiamo regolare il mercato nelle direzioni che siano allo steso tempo di sviluppo civile, sociale ed ambientale. E regolare il mercato vuol dire saper mettere in opera gli strumenti opportuni, significa disporre e alimentare quella cultura dei comportamenti e dei valori pubblici che l’individualismo liberista tende a distruggere come condizione per alimentare e giustificare se stesso, in realtà alimentando un inaccettabile darwinismo sociale, vendendo la truffa della flessibilità teorica del lavoro mentre in realtà si tratta del dramma della precarietà. Ma noi oggi sappiamo che il patrimonio dell’economia della conoscenza consente di progettare e realizzare riforme e condizioni di sviluppo tali da incidere in maniera radicale sulla qualità e quantità del lavoro alienante. E sappiamo inoltre che una nuova qualità della domanda deve prevedere lo spostamento delle risorse verso la fruizione di beni culturali, ambientali, verso forme di partecipazione e di coinvolgimento. Per noi la società più ricca è quella diversamente ricca proprio perché ha ampliato la domanda non dello sperpero ma quella culturale del singolo e della società. Come Lega dei Socialisti, intendiamo aprire queste prospettive, affrontare questi percorsi e porre sul terreno delle scelte politiche le alternative possibili. La programmazione deve diventare il centro del processo di trasformazione economica e sociale. La centralità del lavoro e le politiche di piena occupazione ne devono costituire la priorità.

5- Noi temiamo maggiormente la strisciante operazione di azzeramento del welfare, l’offensiva contro la nostra Costituzione, la concezione delle istituzioni pubbliche come strumenti privati, l’annebbiamento dei costumi e dei comportamenti pubblici. Questa è l’antitesi di una società socialista, questo è un mondo che non ci appartiene. Nella situazione particolare del nostro paese temiamo anche che la crisi economica che sancisce la fine dell’egemonia culturale liberista induca una accelerazione e colpi di coda a favore di trasformazioni di ordine istituzionale che dovrebbero piuttosto essere considerate come ormai superate.

6 - L’Appello della Lega si rivolge a tutte le organizzazione e a tutti gli individui che, indipendentemente dalla loro attuale collocazione, si possono ritrovare nel Progetto generale, con l’intento di esserne autori attivi. Non si tratta di ritornare al dibattito di un secolo fa e alle divisioni di allora. Da quei momenti si è maturato in termini generali il senso essenziale della qualità degli strumenti democratici necessari per condizionare e modificare le logiche negative del sistema capitalistico. Si tratta di acquisizioni importanti perché riconoscono la necessità della coerenza tra la qualità degli strumenti e la qualità dei fini. Nel frattempo l’economia della conoscenza ha elaborato capacità innovative nei contenuti e nei processi economici e sociali che, se orientate da una cultura progressista, possono concorrere in termini essenziali a modificare le condizioni e i tempi del lavoro alienante, ad eliminare gli impatti negativi per uno sviluppo socialmente, ambientalmente ed economicamente sostenibile. La Lega dei socialisti intende collocarsi su questo versante della qualità dello sviluppo, sostenendo il ruolo e le funzioni delle strutture pubbliche sia di ricerca che di programmazione, promuovendo elaborazioni, dibattiti e proposte. Solo un impegno di questa natura politica potrà consentire di cogliere le opportunità di cambiamenti in positivo dello sviluppo del nostro paese e delle relazioni internazionali.

7 -Come già accennato, la gravità della situazione del lavoro tende a mettere in secondo piano la crisi di un complesso di funzioni pubbliche che devono essere, invece rafforzate e rilanciate, dalla scuola la cui ultima riforma risale alla metà degli anni sessanta e che recentemente è stata fatta oggetto di pseudo riforme che sono servite soltanto a sottrarre risorse preziose al settore della formazione pubblica per avvantaggiare quello privato, alla giustizia per la quale il centro destra per motivi ormai evidenti a tutti non è in condizione di attuale una riforma credibile, con effetti negativi di vario ordine sia sociale sia economico, al sistema dell’informazione che ha progressivamente e gravemente perso la sua natura di strumento democratico e pluralista. Esiste poi la necessità di una costruzione di una Europa politica. La recente crisi ne ha evidenziato la necessità ma anche i ritardi. La creazione di una moneta unica senza il sostegno di forti coordinamenti politici ed economici rischia seriamente di rendere precario il modello europeo, fino alla impossibilità di reggere di fronte alle crescenti turbolenze finanziarie. Anche il PSE non può essere escluso da questa analisi critica di grave insufficienza. Tuttavia solo intervenendo agli opportuni livelli e con la necessaria chiarezza di propositi si può fare del movimento socialista a livello europeo un necessario attore positivo di crescita democratica degli equilibri internazionali, di progressiva eliminazione delle discriminazioni, dei focolai di guerra, delle ricorrenti e inaccettabili lotte razziali e fratricide, delle ingiustizie e prevaricazioni politiche, sociali e culturali.

8 – Raccogliere e orientare in termini generali l’impegno di tanti, elaborare e avanzare risposte, ascoltare e partecipare ai processi, alle analisi, significa porre le condizioni per un cambiamento della qualità civile del nostro convivere nella direzione finalmente di una società socialista.

Noi siamo convinti che un mondo migliore non solo è possibile ma è anche alla portata delle nostre capacità se sapremo unirci e collaborare. La Lega non intende essere l’ennesima espressione partitica, non perchè si ritiene inessenziale assumere responsabilità di Governo, ma perché queste devono essere precedute da una ricostruzione dei rapporti, degli ideali, dei valori e dei comportamenti. Un nuovo partito nascerà dalla costruzione di una nuova base culturale, da una nuova volontà di assumere una responsabilità collettiva, dalla partecipazione alla costruzione di un Progetto e di un Programma senza i quali si ricreerebbero le logiche che intendiamo superare. Ci sono forze nei Partiti della sinistra – ad incominciare da SEL e dalle posizioni di Vendola – con le quali intendiamo collaborare e con le quali verificare il comune intento del rinnovamento della politica, degli schieramenti, dello sviluppo di una società socialista. L’iniziativa di Vendola ha raccolto il consenso di molti compagni socialisti, anche aderenti alla Lega, in quanto si è posta lungo una linea di superamento di vecchie logiche confinate in un ristretto orizzonte ideologico presenti anche in SEL, con una linea culturalmente avanzata e dei comportamenti coerenti con i valori e con la tradizione socialista, mentre altri partiti esenziali nello schieramento di centro sinistra devono ancora superare le loro ambiguità originarie. La Lega dei Socialisti intende contribuire a questo sviluppo, intende sostenere e arricchire tutte quelle espressioni di rinascita della sinistra nel nostro Paese con la necessaria memoria della storia del movimento socialista, intende arricchire questo processo aggiornando il costante riferimento ai valori e ai principi di quel movimento.

Essa si propone di essere uno strumento aggregante per l’elaborazione di un progetto innovativo della sinistra italiana su basi riformiste e rivoluzionarie, intendendo con ciò, in senso lombardiano, la creazione di una piattaforma programmatica con la quale i valori del socialismo europeo e mondiale possano produrre dei cambiamenti tali, nell’azione di governo, da incidere strutturalmente e profondamente nei meccanismi sociali ed economici per rendere impossibile un ulteriore regresso verso quelle forme deteriori del neoliberismo che generano impoverimento, precarietà e miseria economica e culturale. Tale soggetto politico inoltre avrà necessariamente una struttura federativa, in quanto intende accogliere varie anime e varie componenti socialiste, presenti nei partiti della sinistra e nella società civile, le quali, anche se attive e militanti in vari partiti, potranno, con la Lega dei Socialisti, convergere su un programma di livello socialista europeo, avanzato e democratico

La Lega dei Socialisti ha quindi come suo motto fondantivo: LIBERTA’ E LAVORO, poiché ritiene, come il grande Presidente Pertini ebbe a sottolineare, che non possa esiste democrazia né socialismo senza adeguate garanzie sui diritti umani essenziali e tanto meno alcuna libertà senza precise tutele e concrete prospettive di piena occupazione nel mondo del lavoro, come base attuativa essenziale della giustizia sociale.



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